Si discute spesso sui premi letterari e il loro valore culturale. Me lo son chiesto anch'io dopo la vittoria nell'ultima edizione del premio Strega de "La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano. Me lo sono chiesto perché un esordiente che vince lo Strega non è una notizia di rilevanza culturale come dovrebbe essere, ma una notizia di cronaca. Che poi il libro sia bello, ahimè, è una questione secondaria.
Un esordiente che vince lo Strega si pubblicizza da solo: è come se avesse, per un mese intero, uno spot in prima serata su Rai 1 o Canale 5.
Le case editrici devono vendere e per farlo utilizzano tecniche di marketing neanche troppo difficili da capire. Quindi, al di là del valore dell'opera, si ricorre e si predilige il nome noto, come ad esempio un Faletti che si è reinventato scrittore dopo una lunga carriera da cabarettista e attore; si è ricorsi al "caso editoriale" in altre occasioni, credo che il successo di Melissa P. ne possa essere un chiaro esempio. Così come sono casi letterari i baby scrittori del fantasy italiano che stanno ripercorrendo il sentiero tracciato da Christoper Paolini.
Tutto questo era per introdurre un articolo scritto da Carla Benedetti e pubblicato su L'espresso n.17 che vi invito a leggere con attenzione.
http://www.ilprimoamore.com/testo_1455.html
mercoledì 13 maggio 2009
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2 commenti:
Fondamentalmente sono d'accordo con te! =) Esistono casi letterari creati a tavolino, romanzi che dicono poco e niente. Però esistono anche romanzi che meritano di essere letti e che prima o poi vengono allo scoperto. Forse però sono solo troppo ottimista ^^
Credo che tra alcuni casi letterari e alcuni tronisti non ci sia molta differenza. Per i romanzi che meritano... sì sei ottimista, io non lo sono, anzi penso che ci sia una letteratura parallela, mai pubblicata, che non ha niente da invidiare a quella ufficiale
Internet potrebbe aiutare in tal senso, rendendo pubblici questi scritti, ma è talmente caotico che non si riesca a scovarne molti.
Vedremo...
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