giovedì 10 marzo 2011

L'eco della frottola

La quarta di copertina è molto chiara: "La notizia data da un organo di informazione è sempre una notizia. Perfino quando è falsa". E questo è quello che succede nell'isola di Bau Bau dove una soffiata mal interpretata viene scambiata per uno scoop incredibile: hanno rapito il questore dell'isola! In realtà ad essere rapito è il castoro dell'isola, la mascotte che rappresenta la vasta fauna che dà colore al folklore locale e sostentamento alla criminalità. Il giornale più importante dell'isola è L'eco di Bau Bau au au au, e senza controllare la veridicità della notizia non si fa scrupolo a pubblicare questo scoop, timoroso di vederselo bruciato dalla concorrenza.
Quello che inizialmente si è trattato soltanto di un equivoco, un questore al posto del castoro, e che avrebbe potuto essere risolto con una seppur indecorosa ritrattazione, diventa un caso politico e non solo giornalistico. Perché nessuno ha interesse che il più importante quotidiano dell'isola di Bau Bau venga smentito e il questore, il ministro degli interni, hanno i loro buoni motivi per rendere vera la notizia.
Il questore così scompare sul serio, e come una profezia autoavverante la notizia diventa realtà. E questo è solo l'inizio della storia.
Fabrizio Gatti è un giornalista e lavora per Il Corriere della Sera e l'Espresso. Il suo campo è quello del giornalismo d'inchiesta, un genere che a quanto pare sta scomparendo e che in pochi hanno il coraggio di svolgere proprio perché, essendo un genere investigativo, è probabile, molto probabile, che svolgendolo si pestino i piedi a qualcuno di importante.
Leggendo soltanto il titolo del L'eco della frottola potremmo avere dei dubbi sulla fascia di età di lettura. Il nome del giornale dell'isola (a volte mi sembrava di leggere uno dei tanti romanzi di Geronimo Stilton, comprese le finte imprecazioni topesche tipo "porco topo"), L'eco di Bau Bau au au au (i tre "au" sono l'eco di bau), ricordano libri per la prima infanzia. Le parole colorite tipo "stronzo" sono rare nella letteratura per l'infanzia, e in questo caso rendono sì verosimile la quotidianità della storia, ma distolgono l'attenzione verso i contenuti. Li vedete voi dei ragazzini di dodici anni sghignazzare dopo aver letto "stronzo"?
Il romanzo è pieno di nozioni di giornalismo che soltanto un addetto ai lavori poteva raccontare così chiaramente. L'autore non risparmia i termini tecnici (infatti c'è un glossario alla fine), e qui sono d'accordo: il vocabolario deve ampliarsi e ogni concetto deve essere espresso con il proprio giusto vocabolo. Quando avevo l'età che forse è adatta ai lettori di questo libro (dodici, tredici anni), scrivevo sul diario i termini che non conoscevo con il loro significato. Ogni tanto davo una letta a queste parole per memorizzarle e, sempre a mente, inventavo frasi per utilizzarle. Quando ho cominciato a scriverne di meno, col passare degli anni, mi sono posto il problema: sto facendo cattive letture oppure il mio vocabolario non è più ampliabile? La risposta giusta, anche in questo caso, sta nel mezzo. Con questo romanzo il ragazzo può imparare molte cose sui giornali e sull'attività editoriale e la vita di redazione. Impara inoltre a non fidarsi di un certo tipo di giornalismo, quello che piega la realtà ai propri scopi. A mio parere, però, credo che sia complicato compiere questo percorso da solo. Ritengo quindi L'eco della frottola integrabile in un percorso didattico che potrebbe comprendere, ad esempio, la stesura di un articolo, la simulazione di una vita di redazione tra notizie vere e notizie inventate. Oppure sarebbe interessante confrontare la stessa notizia riportata nei vari giornali e capire le differenti interpretazioni. Insomma, di spunti ce ne sono tanti e tutti espressi con un gradevole umorismo di fondo.

Ma poi gli hanno insegnato che il giornalismo è un'altra cosa. E' la scuola di Yesmen: i giornalisti non devono fare gli investigatori. Se la polizia o chicchessia dice una cosa, si deve assumere la responsabilità delle proprie affermazioni. Il giornalista deve riportare la dichiarazione, il nome di chi la sostiene. E basta. Così da qualche tempo l'Eco di Bau Bau au au au, gli altri giornali e le tv riportano tutto e il contrario di tutto, senza fare una scelta, senza orientamento. L'effetto sugli abitanti dell'isola è inevitabile: seguono tutto, non capiscono nulla. Ma soprattutto, da qualche anno considerano i giornalisti soltanto dei leccapiedi del potente di turno.


L'eco della frottola
di Fabrizio Gatti
http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/libro/3819_l_eco_della_frottola_gatti.html

2 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Presentato così sembra più un libro per adulti...

Mirco ha detto...

Penso che per ragazzi di 12/13 anni (in su) possa andare bene. Anche se come ho detto alcune cose possono essere difficili da capire: le questioni più sotterranee come i rapporti tra media e politica. Comunque questo libro può essere letto con l'aiuto di un insegnante, integrandolo magari in un progetto più ampio. Io lo farei senz'altro. Di questi tempi poi.