Bambini nel bosco fa riferimento a una letteratura e a una cultura popolare adulta che Beatrice Masini ha voluto prendere in considerazione per esemplificare, a mio parere, la sopraffazione degli adulti nei confronti dei bambini. Quindi trovate citato innanzitutto Il signore delle mosche di William Golding. Scoprirete questo classico nella descrizione di quella microsocietà in cui i bambini protagonisti sono costretti a vivere e organizzarsi; lo trovate nella crudeltà dei loro gesti e nella sopraffazione che i ruoli, imposti da questa microsocietà, comportano. Poi trovate citato anche Il prigioniero, “non sono un numero...”, che probabilmente gli young adult faticheranno a cogliere nonostante il remake e lo status di “cult” di questo telefilm e che forse va spiegato proprio da un adulto affinché di queste sfumature non si perda nulla.
Nell'isola dove i bambini “sopravvivono”, come animali chiusi in un recinto, ci sono telecamere ovunque, e il primo nome che viene in mente in questo caso è George Orwell. L'idea è figlia di 1984 quindi, o nipote da parte de L'isola dei famosi che ne è una rappresentazione parodistica. È chiaro comunque che i bambini per la Masini sono vittime tre volte: vittime a livello fisico (vengono costretti a procacciarsi il cibo da soli e picchiarsi per averne), a livello mediatico (telecamere supertecnologiche che li seguono ovunque) e a livello culturale (non vengono educati, non hanno libri e non hanno quindi una cultura).
Per la Masini, che ha lasciato da parte la poeticità del Diario di una casa vuota, il libro e la cultura sono il grimaldello che porta all'emancipazione. Nel momento in cui i bambini trovano un libro e leggono le storie in esso contenuto, riscoprono il gusto dell'invenzione narrativa e l'importanza della fantasia. Riescono quindi a uscire da quel torpore mentale in cui erano costretti, quel “Nulla” che Ende rappresentava come la fine della fantasia stessa e che la Masini, con meno finezze poetiche e filosofiche, ha deciso di rappresentare invece con la durezza dell'invenzione fantascientifica e distopica.
Nel momento in cui i bambini si risvegliano diventano “Bambini nel bosco”, e seguendo una linea tipicamente fiabesca fuggono e si inoltrano in una foresta sconosciuta e pericolosa lasciando briciole di se stessi per fuggire dalla prigionia e dagli adulti oppressori.
Come va a finire lo scoprirete leggendo questo libro.
Bambini nel bosco
di Beatrice Masini
Fanucci Editore
Età di lettura: dai 12 anni
Prezzo: 14 euro.
venerdì 4 giugno 2010
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3 commenti:
Sembra un libro fino a un certo punto per bambini... O almeno: se contiene elementi che si potevano ravvisare in 1984 e Il Signore Delle Mosche, non è totalmente una lettura per bambini... o magari la scrittura è fatta in modo tale da renderlo fruibile ai bambini?
P.S. non connesso al post:
TANTI AUGURI! ^_^
grazie per gli auguri :)
Questo libro è sicuramente per young adult. Come dici giustamente tu un bambino farebbe maggiore fatica a capire certi argomenti: la violenza fisica e psicologica che i protagonisti subiscono ad esempio. I riferimenti ai classici è sicuramente un livello di lettura diverso: Bambini nel bosco si può capire lo stesso, però se qualche ragazzo ha letto anche Il signore delle mosche o 1984 ha sicuramente qualcosa in più su cui riflettere. Diciamo che questi classici li considererei "propedeutici".
Devo dire che queste citazioni hanno rischiato di rendere il libro pretenzioso, ma tutto sommato la Masini ha saputo rimanere sui binari giusti e portare avanti la storia con i significati che voleva trasmettere. E' sicuramente un libro per ragazzi ma che ai ragazzi forse va anche spiegato. Il riferimento a Il prigioniero strizza l'occhio al mondo adulto ovviamente. E' il classico "libro per ragazzi che può essere letto anche dagli adulti" o "che può essere riletto in età adulta".
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