Mi riferisco a questo post (con tutti i commenti che fino ad oggi non avevo letto):
http://fenicedicarta.blogspot.com/2010/05/giornata-contro-leditoria-pagamento.html
e a quest'altro post scritto da Ayame/Linda sul blog del Writer's Dream.
http://www.writersdream.org/blog/2010/06/pagare-per-lavorare-e-lavorare-gratis/
Ciao Ayame/Linda. Ho scoperto che avevi commentato con un percorso mentale inverso: ho letto il blog del WD e ho capito che quello che contestavi l'avevo detto io pochi giorni prima. :) Quindi sono tornato a vedere se avevi commentato anche il mio post, e così infatti era.
Per questo ti rispondo in ritardo: non me ne ero accorto, colpa dei limiti della piattoforma di blogger.
Voglio puntualizzare alcune cose. Inizio dalla più facile: non ti ho mai detto come amministrare il WD. Condivido il modo con cui lo amministri e i criteri che utilizzi. Se così non fosse, molto semplicemente, non ne parlerei. Quindi se ogni tanto in questo blog parlo del WD è perché ritengo giusto informare i cinque visitatori sulla questione delle case editrici a pagamento. Se hai letto qualche vecchio post e se hai visto alcune delle strisce avrai capito che la penso come te: le CEaP sono un male.
Ho riportato il comunicato stampa così come voi l'avete messo a disposizione perché ne condivido i contenuti. Poi ovviamente ho delle idee diverse dalle tue: non tollero le case editrici a pagamento ma neanche quelle che ti pubblicano senza retribuzione percentuale sulle vendite (né ti danno un acconto ovviamente). Sono molto meno flessibile. Queste idee (mie, personali, contestabili, non verità in tasca) le ho scritte sul mio blog perché come il WD è tuo, questo blog è espressione del mio pensiero. Infatti quella nota che contesti non l'ho messa dopo il tuo comunicato stampa ma come commento perché è una considerazione personale.
E' una mia idea che pubblicare senza retribuzione non conviene. E questa mia idea, in questo blog, verrà ribadita cento e più volte. Non mi sono mai azzardato a dire che chi non ha le mie idee dovrebbe cambiarle.
Il tuo forum lo seguo da un paio di anni, sono iscritto (lurko e basta dal cambio della piattaforma, credo di aver scritto un solo messaggio durante la chattata con GL D'Andrea) e so come la pensi. Però prendersela con chi non è d'accordo con queste sfumature riguardanti le politiche aziendali delle case editrici credo che sia una perdita di tempo.
Che non ero d'accordo te l'ho detto su facebook il giorno in cui hai messo nella lista free una casa editrice che non retribuisce i suoi autori. Te l'ho detto, ma non ti ho mai imposto la mia idea. Sono semplicemente due modi di pensare un po' diversi.
Mi dispiace del tono che usi, davvero. Lo dico perché spesso nei blog, forum e social network le discussioni degenerano in litigio senza un vero motivo. Non ho intenzione di defilippizzare questo blog e litigare per le mie idee (che rimangono quelle per adesso) con te dato che c'è una stima di fondo per il tuo lavoro che so averti dato soddisfazioni e qualche grana legale.
Quindi io accetto il tuo metodo classificatorio e per questo anche in futuro pubblicizzerò le attività del WD, però tu almeno accetta il fatto che non sono d'accordo con te su tutto.
Mirco
Come allegato a questa lettera aperta mi permetto di incollare un'email spedita a un visitatore che mi chiedeva informazioni sul gruppo editoriale Albatros. Per ovvi motivi ometto il nome. Lascio scritti anche eventuali errori.
Ciao *&%&/£/, rispondo con molto interesse al tuo messaggio.
Il gruppo editoriale Albatros è quello che viene definito un "editore a pagamento", ovvero un editore che si fa corrispondere soldi per pubblicare un libro, in questo caso date le testimonianze di molti credo che siano anche sull'ordine delle migliaia di euro.
Gli editori a pagamento sono un male, te lo dico in tutta franchezza. Non è pagando che si può avere la soddisfazione di vedere un proprio scritto circolare. La pubblicità che ti offrono è perlopiù fittizia e non è detto che questo termine del contratto venga rispettato.
Un vero editore non è quello che si fa pagare per pubblicare un libro, ma è quello che crede nello scrittore e nel libro e investe soldi. Una vera casa editrice deve investire su di te se veramente pensa che il tuo libro sia buono. Una volta che una casa editrice a pagamento prende i tuoi 2 o 3 mila euro se ne frega del tuo libro perché il suo tornaconto lo ha già avuto. Non investirà più su di te.
Quello che ti ha chiamato è tra gli editori a pagamento più costosi e tra coloro che promettono più cose. Non ti fidare. Sappi che è difficile che un libro pubblicato pagando venga preso in considerazione dalla critica e soprattutto dai distributori (quelli che decidono quali libri portare nelle librerie di tutta Italia).
Il punto quindi non è se è conveniente o no il prezzo, è che non si deve pagare per pubblicare. Meglio rimanere "esordienti", tenere il libro nel cassetto aspettando l'occasione giusta e l'editore serio.
Quello che penso degli editori a pagamento l'ho scritto in questo post:
http://fenicedicarta.blogspot.com/2010/04/decalogo-case- editrici-dalle-free-alle.html
Invece per farti un'idea di cosa sia questo mondo surreale in cui si paga invece di essere pagati, ti consiglio di visitare un interessantissimo forum. Iscriviti e confrontati con chi, come te, ha ricevuto contratti di questo genere.
Per quanto riguarda il gruppo Albatros c'è già una sostanziosa discussione che devi leggere.
http://writersdream.org/forum/viewtopic.php?f=17&t=692& start=0&sid= f16db246141bbd56030f036184e144 58
Quindi il mio personale consiglio e di non farlo. Purtroppo capirai che non è conveniente quando sarà troppo tardi, quando ti accorgerai che il tuo libro non ha la visibilità che volevi e che è difficile piazzare tutte le 185 copie di cui disponi e che dovrai vendere a presentazioni organizzate da te, a tue spese.
Copie pagate a prezzo pieno poi, neanche a prezzo ridotto. Non c'è limite al peggio.
Non lo fare, fidati.
Mirco C.
5 commenti:
Come ho aggiunto anche nell'altro commento, tu hai il diritto di esporre le tue opinioni come e dove ti pare. La cosa che a me ha fatto saltare la mosca al naso - notoriamente non sono una tipa calma - è stato il "il concetto deve estendersi anche a".
Sono stanca di sentirmi dire "questo non va, questo fallo così, stai facendo una cazzata"; ormai tendo a reagire azzannando ai polpacci tutti quelli che se ne escono con un "si deve". Mi dispiace, sono una bestia :D
Ayame aka Linda
admin di WD
Che avevi un bel caratterino lo sapevo :)
Quel "deve estendersi" sottintende come sempre un "a mio parere"
Mirco
Dai, che siamo tutti sulla stessa barca.
E comunque appare chiaro che - fondamentalmente - la pensiamo tutti alla stessa maniera.
In modi diversi, sia il blog di Mirco che il forum del WD sono ottime guide per giovani inesperti che rischierebbero di essere imbrogliati da gente come il filoonline.
E poi posso garantire che Mirco non è uno che cerca le polemiche, anzi, è "n pezzo de pane" come si dice a Roma ;-)
Solo una piccola nota a margine, perchè mi piace il tono con cui questo "scontro" è stato gestito e faccio i miei complimenti ad entrambe le parti. La notarella è questa: scrivere "deve" (in un articolo/recensione/lista della spesa) implica una superiorità culturale/tecnica/morale che non può esserci praticamente mai a meno di non essere in una caserma o in un carcere. Ecco, per evitare ciò che già sta accadendo, la trasformazione degli spazi di discussione/approfondimento in tanti piccoli Alcatraz, sarebbe bene toglierci le divise e guardarci negli occhi ricordando che siamo sempre di fronte ad altri esseri senzienti con pari dignità alla nostra. Nella parola scritta è molto più difficile far cogliere quei sottintesi che, magari, in una chiacchierata al bar balzerebbero all'occhio.
La mia non vuole essere una "tirata d'orecchi" (come detto mi pare che la diatriba sia stata risolta in modo eccellente) ma una specie di "arrivano i nostri". C'è una guerra là fuori e bisogna stare attenti a non fare "blu su blu".
Ciao GL :) Piacere di averti qui.
In effetti quando si scrive qualcosa sul web bisogna stare molto attenti alla forma. Sappiamo bene che è facile venire fraintesi, e succede perché come dice Ayame molti, ma non tutti per fortuna, pensano di avere la verità in tasca. Soprattutto per quanto riguarda i libri: quel libro è bello, quell'altro fa schifo. E guai a chi dice il contrario.
Quindi quel "deve" consideratelo un "dovrebbe, IMHO".
Mirco
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