
Appassionato di illusionismo, Méliès non ha fatto altro che trasporre questa "magia" nel cinema sperimentando tecniche narrative e notevoli, per l'epoca, effetti speciali. Chiunque ha nella mente l'immagine della luna con un missile infilato in un occhio.
Il libro di Brian Selzick non mi ha affascinato tanto per la trama, semplice, lineare, senza particolari colpi di scena, ma sicuramente per le belle illustrazioni dal taglio cinematografico (zoom vorticosi,carrellate e primissimi piani) molte volte sacrificate nel formato con cui sono state proposte: avrei preferito un formato più grande per valorizzare proprio queste illustrazioni e un'edizione in due volumi, così come è diviso il romanzo.
Il libro è inoltre arricchito da immagini tratte proprio da quei film a cui l'autore ha voluto rendere omaggio che lo rendono quindi una sorta di narrazione multimediale.
La cosa straordinaria non è tanto l'invenzione del giovane Hugo Cabret, un orfanello che vive nella stazione dei treni della Parigi degli anni '30 e che si occupa della riparazione degli orologi, quanto appunto la vita del cineasta George Méliès. Questa infatti non ha avuto bisogno di particolari invenzioni narrative per diventare "fiabesca" e per chi come me non ne sapeva nulla è stata una bella scoperta. Di questo libro probabilmente si tornerà a parlare nel 2011 quando uscirà la versione cinematografica diretta da Martin Scorsese. In 3D purtroppo.
La straordinaria invenzione di Hugo Cabret
di Brian Selznick
Ed. Mondadori
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