Decidere di spedire un manoscritto, dopo quasi due anni dall'ultima volta (la famosa GCE che me l'aveva richiesto e poi ciccia). Dirsi: vabbè, quest'altra casa editrice è piccola, sconosciuta, non a pagamento, forse distribuirà tramite internet e basta, forse ha una libreria. Cercare il sito ufficiale per cercare l'email e non trovarlo. Cercarlo per ore tra i preferiti con parole chiave tipo "Casa editrice", "ti pubblico io, lascia stare quelli del ****** che tanto non ti pubblicheranno mai", "Email per spedire un manoscritto". E ovviamente non trovare il sito ufficiale, non ricordarsi il nome, avere decine di siti tra i preferiti che contengono queste parole chiave.
Sarà per la prossima volta.
Vedere il proprio nipote giocare con i libri. Va bene, un bambino che prende confidenza con i libri è sempre una buona cosa. I bambini devono avere confidenza con "l'oggetto", almeno fin quando esisterà un oggetto libro e non si entrerà nella virtualità degli Ebook. Accorgersi troppo tardi che il nipotino ha tirato fuori tutti i segnalibri e prendere coscienza che adesso passerò ore a cercare l'esatto punto in cui ero arrivato. I libri in questione sono sei.
Non avere niente da scrivere (Ariano, non è soltanto un problema tuo), e riempire il blog con queste informazioni neanche tanto interessanti.
Leggere blog che stroncano libri in una maniera che vorrei utilizzare anch'io. Ma qui sulla blogosfera se si stronca qualcosa poi entri di diritto nella schiera degli invidiosi, frustrati, ecc. ecc. Quanta acredine.
Rendersi conto di aver scritto "acredine" per la prima volta in vita mia.
Chiedersi che senso ha stroncare un autore quando poi lo leggono a frotte. L'italiano medio vuole semplicità, diamogli semplicità, diamogli Fabio Volo. Più Fabio Voli per tutti. PS: su facebook ho minacciato chi ha provato a taggarmi in una di quelle frasi di Fabio Volo che girano di profilo in profilo come se fossero intelligenti.
Accorgersi due secondi dopo aver scritto sull'italiano medio e Fabio Volo che l'ultimo libro di Franzen, Libertà, è tra i primi in classifica.
Avere un certezza: l'amore per la cultura e la voglia di conoscere, e questa è forse la prima tra le dieci cose per cui vale la pena di vivere.
martedì 5 aprile 2011
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2 commenti:
Sti cavoli che i bambini blablabla, qua da me i bambini non toccano né toccheranno mai libri né strumenti musicali!!!
Beh, i bambini fanno i bambini, giustamente ;-)
Riguardo la fase di stanca e di piccoli bilanci esistenzial-bloggari di inizio aprile, boh, forse è colpa della stagione. Forse è colpa del clima di incertezza in cui viviamo. Forse è persino colpa di Fabio Volo, chissà...
Comunque, la cultura è sicuramente una delle dieci cose che rendono interessante la vita. Almeno per noi lettori & scribacchini.
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