venerdì 31 luglio 2009

Ne trovo altre come te

Ne trovo altre come te

Il modo che hai di guardarmi non mi piace più. La fissità dei tuoi occhi mentre cerco di spiegarti i motivi per cui le cose non stanno andando come dovrebbero. Il modo che hai di rimanere inerte di fronte ai problemi, come un animale passivo.
Eppure abbiamo vissuto giorni indimenticabili. Quando ti ho vista in quel negozio ho chiesto alla ragazza del reparto lingerie il tuo nome. La ragazza ha sorriso e se ne andata alzando le spalle. Tu invece sei rimasta lì, immobile. Sembrava che mi aspettassi. Ho preso coraggio e mi sono avvicinato.

Ti ricordi quando lo abbiamo fatto la prima volta? Eri seduta sul divano e io ero appena rientrato a casa. Eri pallida e rigida dall'emozione. Tenevi le braccia distese lungo il corpo. Indossavi quel vestito a fiori che mi piaceva e che avevo visto in una vetrina del centro commerciale. Ho pensato subito che fosse perfetto per te. L'ho comprato e impacchettato per farne un regalo. Poi, tornato a casa, l'ho lasciato per terra, accanto al divano dove sedevi ad aspettarmi. Ho aperto il regalo per te. Mi è sembrato di vederti sorridere per la commozione.
Poi mi hai detto che volevi provarlo subito, ma dovevo essere io a vestirti. Era un gioco intrigante. Così ho disteso le tue gambe, sollevato le braccia in aria, sfiorandoti il volto con il mio. Solleticandoti con il respiro. Ho infilato prima la testa, poi le braccia. Avevo già voglia di te. Ho tirato il vestito fino in fondo.
Mi sono inginocchiato e ho cominciato ad accarezzarti le gambe, baciandoti dove la mia mano era appena passata. Il vestito pian piano ti scopriva stavolta e io continuavo a baciarti ovunque finché sei crollata indietro, distesa sul divano. Tu allora non hai capito più niente e ti sei lasciata andare mentre mi spogliavo per averti.

Adesso ti vedo appoggiata distrattamente sul bracciolo con gli occhi fissi verso un'altra parte. Ti chiedo se vuoi portare alla luce la nostra relazione e tu non rispondi. Non ti importa. Pensi che tra di noi le cose debbano rimanere così, soltanto sesso.
Allora mi guardo allo specchio e vedo il volto di un uomo che non ha molto tempo di fronte a sé. Non sono giovane, tu lo sai, e non ho più voglia di giocare a fare l'amante. Quindi mi rendo conto che non sei giusta per me. Tra le lacrime ti chiedo di andare via. Fai finta di niente. Eviti di parlarmi volutamente. Neanche ti lamenti di come ti sto trattando, sembra che ci fossi abituata in fin dei conti. Che fosse il tuo destino.
Alla fine ti accompagno fuori dalla porta e dalla mia vita.

Ne trovo altre come te.

Sono tornato nel negozio del centro commerciale per restituire il vestito a fiori e ho conosciuto lei. Era come se mi aspettasse. Stava di fronte all'entrata e mi guardava per attirare l'attenzione. Aveva la pelle uniformemente rosea e liscia. Le labbra dello stesso colore di una ciliegia matura. Mi sono avvicinato e le ho chiesto il nome. Poi ho sorriso e le ho sussurrato che era il mio preferito.
Così sono entrato e il responsabile del negozio si è immediatamente avvicinato. Mi sono tolto il cappello e l'ho appoggiato all'altezza dello stomaco. Ero emozionato. Mi ha chiesto come poteva essermi utile. Se dovevo fare un regalo, o qualcos'altro. Mi sono reso conto soltanto allora che vendevano biancheria intima e che io ero l'unico uomo lì dentro. Un uomo e per di più vecchio. Una signora si voltò verso di me puntandomi gli occhi contro. Mi guardava come se fossi un maniaco che era lì per sbirciare le ragazze nei camerini mentre si provavano i loro pizzi e le loro sottane sconce.
Io invece posai una mano sulla spalla del responsabile e gli indicai l'entrata dove quella dolce creatura mi stava aspettando per essere portata via. Gli dissi che era magnifica e che la sua pelle era di un rosa delicatamente sensuale. Il miglior manichino che avessi mai visto. Avrei dato qualunque cifra per averlo. Qualunque.

2 commenti:

Simone ha detto...

Per me si capisce, ma sì magari è un po' complicato e il finale potrebbe essere più chiaro. Però appunto io l'ho capito.

Se può consolarti non hanno accettato nemmeno il mio racconto, avevo mandato una cosa un po' da ridere presa dal blog... evidentemente non è nemmeno il mio genere ^^

Simone

Mirco ha detto...

Ho letto il tuo racconto :D
Per il finale hai ragione. Con 2500 caratteri non si può tirare fuori molto. Ho dovuto trovare dei sinonimi più corti. Ma lo riprenderò, forse.
O forse no