lunedì 19 ottobre 2009

Continua l'incipit

Esercizio di scrittura. Prendete il decimo libro di uno scaffale delle vostra libreria. Apritelo e leggete l'incipit. Adesso continuate l'incipit scrivendo per almeno cinque minuti tutto quello che vi viene in mente.
Non preoccupatevi troppo di cosa scrivete e come: fate questo esperimento liberando le vostre idee.
Ho letto il seguente racconto almeno quindici anni fa, se non venti, e non ricordavo assolutamente niente. Il risultato confrontato con l'originale è buffo.
Ovviamente vi invito a fare lo stesso.

Incipit tratto da “La maschera di gesso” di Gustav Meyrink (Racconti agghiaccianti, Tascabili Economici Newton).


- Ancora sessanta minuti a mezzanotte – disse Ariosto, levandosi di bocca il sottile cannello della pipa olandese.

Ma nessuno si curò di quello che stava dicendo. Ariosto riprese a fumare, poi con lo sguardo passò in rassegna gli ospiti. In un certo senso si era pentito di averli invitati.
Il primo era una femmina di yorkshire, altezzosa e frivola, che aveva trascorso metà della sua vita a farsi pettinare dalla padrona e l'altra metà a guardare stupide fiction in televisione. La memoria gli riportò a galla il nome di Mally. Un nome che non aveva alcun significato. Come lei, d'altronde.
Il secondo invece se ne stava accucciato sul divano prorompendo con tutta la stazza e occupandone la maggior parte. Arnoldo era il peggior mastino napoletano che avesse conosciuto in vita sua, totalmente incapace di dare un significato all'intelligenza canina. Tra l'altro, durante l'ultima sfilata del Dog Day Price, qualcuno aveva messo in discussione il suo pedigree scatenando le ire del padrone. Sentendolo urlare Ariosto fu certo che avesse parte del suo DNA. Cani e padroni, in qualche modo, discendono sempre dallo stesso ceppo.
Era dunque il peggior capodanno da almeno sei anni a questa parte ed era costretto a trascorrerlo con questi qui. Poco male. Aveva la sua pipa preferita e il miglior tabacco aromatizzato alla menta che esista sul mercato. Per un bassotto come lui era più che sufficiente.

2 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Non so perché, ma qualcosa mi dice che l'originale di Gustav Meyrink fosse leggermente diverso...

Mirco ha detto...

ma leggermente eh :D