Sono convinto che uno scrittore che vuole vendere, dal punto di vista editoriale, deve essere riconoscibile. Deve adottare un certo stile e deve perpetuarlo con ostinazione fin quando il lettore non abbia imparato a riconoscerlo immediatamente, dalle prime righe addirittura. Il lettore medio, a mio avviso, non può nutrire dubbi: deve essere rassicurato su ciò che sta leggendo e riconoscere le strutture sintattiche e il linguaggio del suo scrittore preferito perché non vuole altre variabili nella propria vita. C'è già lo stipendio insufficiente, un matrimonio che sta deragliando silenziosamente. Ci sono le perplessità politiche che sfociano in un qualunquistico "rossi e neri sono tutti uguali". Il lettore medio ha bisogno di costanti per risolvere l'equazione della propria vita.
Quindi non vedo molte prospettive per l'esperimento letterario.
Il lettore medio sarebbe sorpreso e confuso. La confusione crea incertezza, e l'incertezza non è ben vista neanche da chi deve vendere dei prodotti, anche se in questo caso si tratta di libri e quindi, a volte, di cultura.
Questa sorta di omologazione non è molto differente dalle altre. Possiamo valutare quanto sia omologata una persona osservando il suo modo di vestire, di pettinarsi o parlare. Difficilmente però siamo in grado di riconoscere quanto sia omologato uno scrittore, soprattutto se facciamo parte di quello strano insieme di persone definito "lettore medio", ovvero un lettore da rastrelliera COOP o da best seller annunciato.
Detto questo cito una risposta di Italo Calvino in una vecchia intervista televisiva:
(intervistatore a Calvino) .. dice: ogni romanzo uno stile nuovo. Per lei è una dichiarazione di poetica? Che cos'è questo cambiare stile, un piacere letterario o un rispecchiare il vento della letteratura?
Italo Calvino: E' il desiderio di non lasciarsi definire, di non restare prigioniero della convenzione letteraria che si sceglie, della chiave di scrittura che volta per volta lo scrittore assume.
Così sia.
lunedì 11 gennaio 2010
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2 commenti:
Beh, molti scrittori sanno "ripetersi" riuscendo ad essere originali. Certi autori scrivono con uno stile inconfondibile, e lo mantengono in ogni loro libro. Non credo che sia necessariamente un limite. Lo é per chi finisce col copiare se stesso e scrivere sempre le solite cose.
Saper modificare il proprio stile e linguaggio lo ritengo una qualità molto importante. Sta allo scrittore decidere se usarla o meno, sempre che ne sia capace. Ci sono scrittori che hanno sempre usato lo stesso stile ad alti livelli. Io preferisco quelli che sanno cambiare. Gusti personali. :)
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