A quanto pare capitano cose strane. Che i piccoli pesci della filiera editoriale si scontrino tra di loro non mi era mai capitato di vederlo. Eppure alla fine l'ho visto. Ho visto la rabbia, la frustrazione di non poter fare bene il proprio lavoro, a pari condizioni con le realtà editoriali più grandi. Le pari condizioni sono o dovrebbero essere scontate in un paese democratico, ma è evidente che non è più così. Le cose sono due: o questo paese democratico ha delle evidenti falle che nessuno vuole tappare oppure viene chiamato "democratico" impropriamente. Decidete voi.
Quindi, forse, per la prima volta mi sono veramente reso conto di come sia ingiusto questo sistema che non permette ai pesci piccoli, alle piccole librerie e alle piccole case editrici, di poter continuare a fare il proprio mestiere.
Ho notato anche che questo malessere è direttamente proporzionale alla passione: maggiore è la passione per il proprio lavoro, maggiore è il malessere.
Forse di tutto questo non ce ne rendiamo veramente conto perché ai più bastano i best sellers per sopravvivere alla fame di lettura.
Eppure quando questa bibliodiversità verrà meno capiremo cosa abbiamo perso, in termini umani, di crescita culturale personale e collettiva.
Le pastoie per una piccola casa editrice e per una piccola libreria sono tante: dall'impossibilità di fare sconti elevati e concorrere con case editrici più grandi, all'impossibilità di leggere un proprio libro gratuitamente, senza pagare nessuna tassa alla SIAE. Sono tante piccole spese che per un'impresa piccola, a volte a conduzione familiare, fanno la differenza. Basterebbe toglierle, basterebbe dire: da oggi potete vendere libri dove volete senza altre licenze, da oggi potete fare reading pubblici senza pagare tasse alle SIAE, da oggi potete fare anche voi sconti del 30%, la differenza magari ce la mette lo stato. In fondo le tasse dovrebbero servire anche a questo e non soltanto per pagare la benzina alle auto blu.
venerdì 1 ottobre 2010
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5 commenti:
C'è il rischio concreto che davvero le "piccole case editrici" diventino simili a associazioni di amici che vendono esclusivamente ebook digitali via internet, sperando di avere un numero sufficiente di lettori disposti a bypassare il cartaceo e usare la device di turno (ipad, cellulare, palmare o ereader che sia).
Ho qualche dubbio perchè già come lettori siamo pochi, e tecnologicizzati ancor meno...
Non penso. Più che altro vogliono sostegno. Ci sono molti modi per aiutarle e nessuno di questi è stato mai preso in considerazione, anzi, con la legge sull'IVA e sulle spese postali hanno dato il colpo di grazie.
Basterebbe abbassare l'iva e si risparmierebbe parecchio. Basterebbe essere più flessibili con queste piccole entità permettendogli di avere più liquidi a disposizione. Si parla tanto di sostenere le piccole imprese, ma così non è.
Il digitale sì, abbasserebbe le spese e i rischi d'impresa. Ma la sua visibilità sarebbe comunque bassa. L'Ebook secondo me deve essere di supporto al cartaceo, non sostitutivo.
colpo di grazia, non di grazie. Bacchettata
Per un refuso!
non scuso il refuso :P
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