domenica 5 giugno 2011

Roald Dahl e i ricorsi storici italiani

E' il 1938 e un giovane Roald Dahl è su una nave che lo sta portando in Etiopia dove lavorerà per tre anni per la Shell. Il viaggio è lungo, ma non noioso. Parte di questo viene descritto nel romanzo autobiografico In solitario. Diario di volo.
Il grande gigante di origine norvegese racconta, in questo romanzo, la sua guerra contro i nazisti in qualità di aviatore (in solitario, cioè senza addestramento né secondo) della RAF.
Questo è un divertente episodio che mi fa pensare ai tanti corsi e ricorsi della storia italiana.




Tratto da In solitario. Diario di volo.
Arnoldo Mondadori Scuola.
Di Roald Dahl.

Nel secondo giorno di navigazione nel Mar Rosso, la Mantola passò rasente a una nave italiana che, come noi, stava andando verso sud. Era a non più di duecento metri e aveva i ponti affollati di donne! Ce ne sarano state almeno duemila su tutta la nave e nemmeno un uomo in vista. Non credevo ai miei occhi.
- Cos'è? - Chiesi a un ufficiale della nostra nave, affacciato accanto a me alla balaustra. - Perché tutte quelle ragazze? -
- Sono per i soldati italiani.
- Che soldati italiani?
- Quelli in Abissinia - mi spiegò. - Mussolini sta cercando di conquistare l'Abissinia e ha mandato laggiù centomila uomini. Adesso spediscono le ragazze per tenere allegri i militari.
- Ma lei mi prende in giro.
- Caricano navi intere - replicò l'ufficiale. - Una ragazza per ogni soldato, due per ogni colonnello e tre per i generali.
- Sia serio - dissi.
- Sono davvero per i soldati - confermò - E' una guerra così schifosa e assurda e tutti i soldati la detestano e sono stufi di massacrare quei disgraziati abissini. Così Mussolini manda migliaia di ragazze per sollevar loro il morale.
Sventolai il braccio alle ragazze sulla nave e circa duemila mi risposero sventolando il braccio. Sembravano molto allegre. Mi chiesi quanto sarebbe durata l'allegria.

4 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Questo episodio non lo conoscevo... So che i giapponesi avevano le prostitute da guerra, che seguivano i militari e si dovevano piegare ai loro voleri (in genere erano coreane e cinesi, e come tali venivano considerate oggetti più che donne, una giapponese sarebbe stata rispettata, una straniera no...)
Ma non sapevo nulla di situazioni simili da parte nostra. Mi devo informare.

Mirco ha detto...

Forse erano volontarie. Per la patria questo ed altro, no?

Ariano Geta ha detto...

Mah, io ho piuttosto il dubbio che fossero ricongiungimenti famigliari. Molti italiani andavano nelle colonie per motivi di lavoro, e magari venivano raggiunti dalle mogli solo dopo essersi organizzati.
Ma può essere valida la tua ipotesi (anche se, più che la patria, penso che l'incentivo in quel caso sarebbe stato per lo più economico...)

Mirco ha detto...

Credo anch'io che fossero ricongiungimenti.