Nato di Donna è un urban fantasy. In questo racconto chi possiede la magia viene considerato "reietto", un emarginato.
Credo che ciò che ho scritto si discosti un po' da alcuni cliché e dalla facile caratterizzazione noir o decadente che l'ambientazione suggeriva. Anzi, la prima cosa che mi è venuta in mente era di farne una commedia, e forse "Nato di donna" si avvicina molto di più a questo genere che ad altri.
Ringrazio chi l'ha letto. Mai come stavolta un mio racconto è piaciuto, e questa per me è una bella vittoria.
Il racconto non è disponibile al download. Chi volesse leggerlo ed eventualmente commentarlo, può scrivermi. Grazie
venerdì 12 dicembre 2008
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4 commenti:
Parto subito con le buone notizie: il racconto mi è piaciuto, e pure parecchio.
Prima però di spiegarti le ragioni di ciò, concedimi di togliermi un sassolino dalla scarpa: ti prego, rivedi l’impostazione grafica del racconto, perché così com’è è un disastro. Innanzitutto, inserisci i rientri a inizio paragrafo, quindi rivedi anche l’uso dei tratti sospesi, in quanto ogni tanto usi quello breve (il cui uso è corretto per il discorso diretto) e altre volte quello lungo (il cui uso è tutt’altro). Ecco un esempio:
– Il tuo invece? - gli chiesi.
Detto ciò, torniamo al succo del discorso. Ammetto che quando è stata nominata la bacchetta il mio pensiero è stato: “Oh no! Harry Potter nel futuro NO!” XD Invece sei stato capace di spiazzarmi. I miei complimenti. Solo una cosa non ho ben chiara: all’inizio del racconto, perché i due personaggi s’incontrano? Ma a parte questo, non trovo grossi difetti al tuo racconto (piccoli errori di battitura a parte): lo stile è scorrevole e ben dosato nei termini (solo il “gruppo di persone” non mi piace come formula; preferisco “capannello”) e le scene efficaci. L’unica che non mi ha particolarmente colpito è quella del flashback. A mio avviso toglie molto del mistero che fin lì aveva aleggiato intorno alla trama, ma è un’inezia.
Ripeto, ottimo racconto :)
Per rispondere alla classica domanda "ti è piaciuto?", ti dico subito che avevo cominciato a leggere le prime righe tanto per e che ho proseguito d'un fiato fino alla fine. Quindi penso che Sì, in generale mi è piaciuto. Forse però mi è piaciuto più il modo di raccontare che quel che hai raccontato.
Ti dico subito i "problemi tecnici" che ho notato (poi passo alla storia vera e propria):
- le "E'" (con l'apostrofo) sono un errore grossolano. In questi casi devi usare il comando "inserisci simbolo" per avere la E accentata maiuscola. Può sembrare una stupidaggine, ma non sai quante volte mi ha ripreso la mia prof di scrittura professionale...
- le d eufoniche sono da evitare in casi come "ad ogni" e simili. La d eufonica va usata solo se si ripete la stessa vocale (ad andare, ed entrò...);
- quando una parola è pronunciata con enfasi dal personaggio si usa il corsivo, non il maiuscolo (che di norma corrisponde ad alzare la voce). Il padre del protagonista enfatizza "cosa sei" e tu lo hai reso con "COSA sei";
- il personaggio dice "Ricordavo ancora la prima volta...", ma lui lo ricorda ancora, quindi non capisco perché il passato. Sarebbe meglio "Ricordo ancora la prima votla...";
- la narrazione in prima persona (secondo me azzeccatissima per il racconto) viene falsata ogni tanto da un linguaggio poco comune. Non so se ti viene naturale scrivere così o se lo fai di proposito, ma davvero stona con il punto di vista in prima persona. Tipo: "la treccia che le percorreva la spina dorsale", come frase rende l'immagine, ma è stranissima come espressione da parte del protagonista. Tu, raccontando qualcosa che ti è successo, descriveresti con queste parole una ragazza con la treccia? Quel che voglio dire è che ogni tanto si sente parlare il narratore invece del protagonista. E vale anche per alcune descrizioni troppo accurate: come fa il personaggio a capire a occhio che i boccali contengono rum e idromele???
Altre volte, sempre nel descrivere, sembri dimenticarti che a parlare è il protagonista. "I capelli erano legati..." è innaturale, detto da lui. Meglio "Avevo i capelli legati...", o qualcosa del genere. Tra l'altro, se io racconto una cosa che mi succede, difficilmente mi descrivo fisicamente, se non è indispensabile;
- la frase "se fosse ancora vivo" va cambiata in "se fosse stato ancora vivo" (altrimenti non si accorda con la frase che precede;
- in una frase manca l'articolo "il" davanti a "mio sguardo";
Sulla storia:
Bella davvero l'idea magia/musica, con la bacchetta e il riferimento a Mozart, ma il racconto in generale è troppo vago. Ci sono troppe cose messe lì e non spiegate, e anche sforzandomi non le capisco (al massimo posso inventarmele!).
Penso che l'idea di base sia che "i figli di donna" abbiano in loro l'inventiva, l'indipendenza mentale, e quindi la libertà. Il tuo finale mi ha fatto pensare alla frase "le macchine potranno anche risolvere ogni problema, ma non potranno mai formularne uno". Ciò che rende speciale i figli di donna è il poter inventare canzoni e quant'altro, il pensare in libertà. Giusto?
A questo punto però mi chiedo perché. Perché gli altri non possono? ok, sono creati artificialmente, ma sembrano avere un carattere, una personalità, delle idee... in poche parole pensano. E allora perché non creano? E perché sa creare solo il protagonista?
Poi la situazione iniziale non viene chiarita. Perché il protagonista si rivolge all'omuncolo? come lo trova?
Perché anche per le altre razze è così importante questa "indipendenza mentale" che hanno i figli di donna? E perché i figli di donna non hanno sesso (come la ragazza)? Tra l'altro, perché il protagonista, che non ha sesso, stava in bagno con i pantaloni abbassati davanti al water?
Ripeto che l'idea base del racconto è bella, e che comunque è scritto abbastanza bene (visto che l'ho letto con piacere), ma molte, troppe, cose non sono giustificate.
Scusa se son stato troppo critico, ma meglio sinceri che bugiardi.
p.s.
A scrivere questo commento è un altro scartato da Sanctuary, quindi non volevo assolutamente fare il so-tutto-io! :D
Per alessandro: non ho curato per niente l'impaginazione. Ho esportato il file e ho messo online. Avevo paura di ripensarci ;)
Per i tratti è colpa di Writer (uso Open Office). E' fastidioso correggere sempre e non ci faccio caso molte volte.
Grazie per i complimenti! Hai gli stessi miei dubbi. Il flashback non convince neanche me.
Infine: il paragone con HP è voluto per preparare meglio il colpo di scena finale :)
per Gid:
Sono troppo pigro per cercare la E accentata ;)
Lo farò in futuro. Non mi ero mai posto il problema e magari chi legge pensa che sono ignorante.
Le "d" eufoniche pensavo di averle tolte tutte. Qualcuna deve essermi scappata.
Gli errori dovuti alla voce narrante probabilmente nascondo dal fatto che ho cambiato e scritto il racconto in prima persona quando ero già a metà.
Non elenco gli altri errori che correggerò. Comunque ti ringrazio per la segnalazione :)
Sulla storia.
Parto dalle domande + facili. L'omuncolo incontra casualmente il protagonista.
Le altre cose non le ho spiegate perché non l'ho ritenuto necessario. Per farlo comunque avrei dovuto allungarlo di molto e rischiare un infodump. L'unica cosa importante era sapere che i nati di donna sono reietti come elfi, troll ecc...
Spiego in breve.
A Sanctuary da secoli la creazione tramite parto non è più consentita. Si possono avere figli soltanto con una fecondazione e gestazione artificiale. Questo avviene perché i governanti di Sanctuary vogliono avere il controllo del DNA dei nuovi nati. I "nati di donna" sono quelli che invece nascono tramite parto. La mancanza di sesso è una malformazione che li accomuna dovuta al fatto che nascere naturalmente è diventato "innaturale". La nascita naturale li predispone verso l'arte e la musica (per varietà genetica). Essendo l'arte potenzialmente sovversiva, La loggia come organo di controllo del "sistema", la censura. Ricordati che è tutto molto simbolico. Il protagonista è in grado di comporre perché ha avuto stimoli diversi grazie al padre.
La scena del bagno è simbolica. Lì Aideen voleva, almeno per un attimo, pensare di essere normale e non un diverso.
Grazie a tutti per le critiche. Ne farò buon uso.
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