Cosa credete che invidi a Stephen King? Le milioni di copie vendute dei suoi libri, le tante trasposizioni cinematografiche, alcune entrate nella storia del cinema come Shining?
La fama dello scrittore popolare moderno. La prolificità. La voglia di scrivere. Quel suo modo di sentirsi "arrivato" dopo aver vissuto in una roulotte con la moglie (anch'ella scrittrice).
Niente di tutto questo.
Di Stephen King invidio una cosa soltanto: le lettere di rifiuto. Quelle lettere ben descritte nel romanzo "On Writing" e osannate perché erano la linfa che il giovane Stephen succhiava per andare avanti a scrivere.
I rifiuti. Le negazioni. Il sentirsi dire "Il suo racconto non è stato accettato, grazie lo stesso".
Stephen, ormai sessantenne e miliardario, fa di quei rifiuti un'apologia che lo scrittore inedito italiano non potrà mai capire perché lo scrittore inedito italiano non ha il privilegio di sentirsi rifiutato.
Eppure, almeno per quanto mi riguarda, il rifiuto è una parte importante nel processo di crescita della persona. Sentirsi rifiutati significa innanzitutto sentirsi presenti in qualcosa, significa rimettersi in gioco per migliorarsi e oltrepassare i propri limiti.
Nessuno degli scrittori italiani inediti collezionerà mai lettere di rifiuto perché quelle sono un privilegio per pochi. La pubblicazione, oh no, quella non è da prendere in considerazione, è soltanto la banderuola e lo scrittore è l'ignavo che la brama. Le lettere di rifiuto sì che valgono qualcosa. Sono la prova di una letteratura sommersa.
domenica 3 gennaio 2010
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4 commenti:
Verissimo! Io comunque qualche lettera di rifiuto vera l'ho anche ricevuto... però non le colleziono, ma le butto via! ^^
Simone
tutte standard immagino :)
Anche qualche rarissima cosa di più personalizzato... ma si parla di un paio in tutta la mia carriera. E tutte buttate ugualmente ^^
Simone
rare eccezioni :-/ già ricevere una riposta è comunque qualcosa. Almeno si è sicuri che è arrivato.
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