Il freddo è arrivato, e io lo aspettavo come un autobus in ritardo. Il freddo è un cappotto di lana che ti arriva fino ai piedi. E dopo averlo indossato ti maledici perché quando sei uscito andavi di fretta e hai messo i calzini di cotone estivi, quelli leggerissimi e di una tonalità di grigio che ricordi di aver visto soltanto in una zona industriale abbandonata di Roma.
L'aria limpida di dicembre mi ricorda un televisore ad alta definizione. È come se il mondo d'estate fosse tutto sfocato e granuloso, e tu fatichi a capire cos'hai davanti e cosa dietro, e di lato, e arranchi per proseguire e soprattutto non capisci cosa devi fare.
Quindi preferisco l'inverno, per adesso. La prossima estate dirò che i mesi caldi sono i migliori e che il caldo aiuta la creatività, le idee. Invece serve soltanto a vestirsi in fretta, prendere il blocco degli appunti, una penna (o il portatile per chi ce l'ha) e sdraiarsi in giardino a scrivere quattro righe.
L'inverno è fatto per creare, e l'estate per revisionare. Le mie stagioni sono queste due, e in mezzo non c'è proprio nulla.
venerdì 4 dicembre 2009
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