Pierdomenico Baccalario è una fonte inesauribile di belle storie e non a caso è uno degli scrittori per ragazzi più amati e venduti sia in Italia che all'estero, forte di una sorprendente concisione stilistica e una preparazione culturale che si riflette in una scelta di termini sempre adeguata: la parola giusta al posto giusto. Baccalario parla ai ragazzi con il linguaggio universale dell'avventura e delle emozioni ed è per questo che i suoi romanzi piacciono, divertono, e aggregano una generazione di lettori di tutto il mondo proprio grazie a questa universalità di contenuti e d'intenti, come il divertimento.
La Bambina che leggeva i libri non è però tra i miei preferiti. A questo preferisco i tanti Ulysses Moore, la cui serialità in questo caso è giustificata da un eruzione continua di idee, e la cervellotica saga di Century.
La Bambina che leggeva libri è una sorta di ripiegamento, è un lungo discorso sulla letteratura per l'infanzia e il rapporto tra scrittore e lettore. La protagonista infatti è un'accanita lettrice di un piccolo paese valdostano, Domitilla, e a lei un vecchio scrittore inedito affida un manoscritto convinto che possa dargli buoni consigli. Il romanzo quindi viaggia sul tema della metaletterarietà che ricorda il Michael Ende de La storia infinita dove, in questo caso, la piccola lettrice di libri viene coinvolta a tal punto dalla narrazione da volerla cambiare e darle un lieto fine e una speranza costringendo più volte Antonino a riscriverla. Il rapporto tra Domitilla e Antonino è osmotico: ognuno impara dall'altro, nessuno dei due si barrica nelle proprie certezze di lettore o scrittore. Il messaggio quindi è che entrambi possono sbagliare e imparare e questo non è scontato come sembra, soprattutto non è scontato pensare che uno scrittore possa prendere in considerazione i consigli di un fan, e non è scontato che, a volte, la rigidezza del fan è esagerata.
Pierdomenico sfida le convenzioni e scrive un libro pieno di sangue e guerre non adatto, come dice nei ringraziamenti, al pubblico di bambine che costituisce il target principale di questo genere di romanzi.
La narrazione, afferma, parte da qualcosa di reale, concreto, un emozione, un ricordo o anche un oggetto. Baccalario quindi elenca una serie di oggetti che il vecchio Antonino possiede e che hanno scatenato la fantasia dello scrittore: la canna da pesca di Huckleberry Finn e la fionda di Tom Sawyer che hanno ispirato Mark Twain, una scatola di bottoni posseduta da Louis Pergaud (La guerra dei bottoni), un casa giocattolo dal tetto verde che Lucy Maud Montgomery descrisse accuratamente in Anne of green gables (tradotto in Italia come Anna dai capelli rossi, Anna dei tetti verdi e Anna dei verdi abbaini), ecc.
Non vi dico però cosa ha scatenato la fantasia di Antonino perché vi toglierei un po' di sorpresa.
Il romanzo fa parte della collana Tweens della Fanucci Editore di cui forse vi parlerò a parte.
lunedì 30 agosto 2010
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2 commenti:
La trama sembra interessante.
Di recente ho visto un libro per ragazzi che forse potrebbe piacerti: racconta di Kafka (è per questo che mi ha incuriosito) che incontra una bambina che ha perso la sua bambola ed è triste. Allora Kafka la convince che in realtà la bambola è in viaggio verso luoghi meravigliosi, e le scrive delle lettere fiabesche facendole credere che arrivino della sua bambola...
Sarebbe ispirato a un fatto realmente accaduto (testimone Dora Diamant, la sua ultima compagna), ma mai appurato con certezza.
Kafka e la bambola viaggiatrice. Ne ho sentito parlare qui: http://zazienews.blogspot.com/2010/06/la-vera-metamorfosi-di-kafka.html
Devo ancora leggerlo :)
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