lunedì 11 maggio 2009

La prima risposta che riceverete

Avete il vostro manoscritto pronto nel cassetto (per cassetto intendo hard disk) e l'avete spedito. A questo punto può capitarvi accidentalmente di ricevere una risposta.

La casa editrice in questione, la maggior parte delle volte, non è molto conosciuta, è una di quelle piccole a cui avete mandato il vostro manoscritto in email quando eravate ubriachi e avete pensato che era inutile aspettare la risposta della Mondadori o della Rizzoli. La Sberleffi Edizioni invece sì che è una casa editrice seria: ti assicura una risposta rapida in ogni caso.

Quando leggete il mittente di quella email (manoscritti@sberleffiedizioni.it), la prima cosa che vi viene in mente è la faccia dell’editor della Mondadori durante la premiazione dello Strega e quella del commercialista dell’Einaudi quando saranno divulgati i dati di vendita del vostro capolavoro.

Cominciate a leggere l’email e capite subito che c'è qualcosa che non va.

Primo indizio: la risposta arriva sette minuti dopo aver inviato l’email con il vostro progetto editoriale. A volte anche prima. Strano, pensate. Be', è chiaro che l'hanno letto e vogliono sbrigarsi ad accaparrarsi i diritti del mio capolavoro fantasy: “Ludmilla nella valle dei peti”.
Secondo indizio: le prime dieci righe dell'email sono lodi sperticate. Voi siete un genio, siete un grande scrittore, guadagnerete milioni, anzi, miliardi di euro. La Rowling verrà a chiedervi come avete fatto a scrivere quel capolavoro. In confronto Harry Potter non vale una copia di quanto ha venduto!
Quindi, conclude l'email, ci interessa pubblicare il vostro manoscritto.
Il vostro cuore a questo punto palpita a suon di valzer, il battito accelera, cominciate a sudare nonostante sia dicembre e ci siano venti centimetri di neve. Ripensate a ogni correzione grammaticale, a ogni frase cancellata e riscritta. A quando avete corretto le D eufoniche utilizzando il “Trova e Sostituisci” di Word e avete stampato il tutto fieri di non essere caduto nella trappola in cui cadono tutti i dilettanti. Le D eufoniche, ah, io mica ci casco, vi ripetete.


Dopo qualche tempo vi arriva anche il contratto e capite subito il perché di tanto interesse. Infatti, tra le varie clausole di edizione, vi accorgete che ce n'è una particolare che vi impone di comprare cento copie del romanzo. A prezzo ridotto, ovviamente.
Fate mente locale e cominciate a buttare giù una lista di amici a cui venderlo. Su facebook hai soltanto 4 amici, e neanche sai chi siano. Gli amici di scuola sono parecchi: ne hai cambiate sette prima di rinunciare del tutto a un diploma. Poi ci sono gli amici del calcetto: il Marano non legge libri dal '97, il de Giusti legge soltanto autobiografie di calciatori. Forse con gli amici della palestra andrà meglio, a parte Emilio De Rossi di cui non sei sicuro che sappia leggere.

Firmi il contratto e lo faxi. Poi tocca al bonifico. Sospiri per gli 800 euro andati via. Un mese di stipendio nel tuo adorato call center di Wind.

Quando ti arriva lo scatolone l'emozione è tanta, troppa. Arrivi a scorticare il nastro con le unghie, a mordere l'imballaggio finché non vedi la pila di libri di fronte a te: “Lumilla nella valle ei peti”.

C'è qualcosa che non va. Manca qualcosa. Mancano... le D!

Accidenti, doveva essere “Ludmilla nella valle dei peti”!

Poi ti ricordi di quando avevi cercato le D eufoniche e le avevi tolte con il correttore automatico di Word.

Tuo padre è di là che ti chiama: ha bisogno di un po' di carta per accendere il fuoco e non ne ha.
Guardi sconsolato lo scatolone di libri. La copertina è bella, l'impaginazione perfetta. Peccato che manchino le D. Tutte le D. Se ne mancasse una non ci farebbe caso nessuno. Non se ne è salvata neanche una, però.
Pensi di aggiungerle a mano. Alla fine rinunci e urli a tuo padre che di carta per accendere il fuoco ne hai parecchia.

Ogni riferimento a case editrici, scrittori, cose, animali e città è puramente casuale.

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