giovedì 30 dicembre 2010

Statistiche di fine anno

Finisce l'anno ed è tempo di tirare un po' di somme. Mandare avanti un blog è piuttosto faticoso e una delle poche piccole soddisfazioni che si ha è il numero di accessi.
Quelli per fortuna sono aumentati. Non sono più i cinque accessi del primo anno, nemmeno i venti dell'anno scorso. Un rilevante picco c'è stato grazie all'intervista a Lorenza Bernardi (100 accessi unici). Un discreto seguito l'ha avuta anche la mia sfortunata vicenda con Amazon.it e SDA. Molto ricercate sono state le pagine con i contatti delle case editrici e la filastrocca dedicata ai diritti per l'infanzia. Infine ci sono stati altri picchi che non sono riuscito a motivare: è possibile che qualcuno abbia linkato la Fenice di carta.
Dai log mi accorgo che c'è una bella fetta di persone che arriva casualmente cercando, in ordine sparso: la fenice (soprattutto immagini), Margaret Mazzantini (?), istruzioni su come mandare manoscritti alla Fanucci, Giunti e Mondadori (nella maggior parte dei casi), nerd (argomento a cui ho dedicato una serie di racconti che non credo leggerete mai, neanch'io ho il coraggio di rileggerli) e "descrivere con i sensi", argomento a cui ho dedicato un post ma ci vorrebbe un corso intero, magari fatto da un professionista, non da me.
Pensavo che la letteratura per l'infanzia fosse poco amata, invece ho capito che quando parlo di libri per ragazzi gli accessi aumentano. Credo che i blog stiano diventando un po' come le reti televisive: gli utenti preferiscono i canali a tema piuttosto che quelli generalisti. E' pur vero che non essendo del settore faccio fatica a parlare soltanto di libri per ragazzi: devo comprarli e devo avere il tempo per leggerli e rileggerli prima di scrivere qualcosa di sensato. E in molti casi leggo libri (per ragazzi e non) che non mi ispirano nessuna riflessione, siano essi belli o brutti. Anche un bel libro potrebbe non ispirare nessuna idea. Per questo motivo alterno post sulla letteratura per adulti, letteratura per l'infanzia (con commenti approfonditi o semplici segnalazioni), sul mondo dell'editoria, libri, librai, biblioteche, SDA (sgrunt!) e sempre più raramente qualche mio scritto. Per questi ultimi cercherò di trovare nuovi stimoli.


Oltre a una analisi quantitativa mi piacerebbe farne una qualitativa. Sono quasi certo, ma non posso averne le prove, che chi legge questo blog sia realmente interessato a ciò che dico. Questo credo che sia il vero passo avanti della Fenice di carta: è quello che una volta per la tv veniva chiamato indice di gradimento, molto differente dallo share, e meno immediato da interpretare.
Quindi, a tutti quelli che mi leggono più o meno casualmente, auguro un felice anno nuovo.

martedì 28 dicembre 2010

On writing

La verità è che non riesco a considerare On writing un vero manuale di scrittura soprattutto dopo aver letto altri manuali molto più pratici e forse più noiosi. Probabilmente non lo è davvero e il titolo è fuorviante.
La prima parte di questo libro è una lunga autobiografia di Stephen King. In questa prima metà il Re racconta alcuni avvenimenti della propria vita, come ad esempio il drammatico incidente che per poco non lo mandava nell'aldilà.
La seconda parte è dedicata alla scrittura, ma sono piuttosto consigli. Tutti consigli utili ovviamente, che se detti da un maestro della narrativa (di genere) moderna non possono essere ignorati.
Sthephen King ci invita per prima cosa a tagliare almeno il 10% della prima stesura di un romanzo: di solito, afferma, gli scrittori tendono a infarcirlo con cose inutili. Insiste molto in un uso molto parsimonioso di avverbi e aggettivi. Come dargli torto? Questa è una delle ingenuità in cui un esordiente incappa quasi sempre. In ogni modo questo è un consiglio, non una regola, sia ben chiaro.
La parte più interessante invece, per cui vale la pena leggere questo libro, è quella in cui Stephen King racconta del suo esordio: i tanti rifiuti ricevuti che appendeva alla parete non come una punizione, ma come incentivo per continuare a scrivere e insistere.
On writing è un libro che va letto per conoscere meglio King e per avere qualche pratico consiglio di scrittura. E i consigli sono sempre ben accetti. Anzi, accettati.

domenica 26 dicembre 2010

Copertine

Lettera aperta

Care case editrici,
sono un lettore assiduo e onnivoro, non mi pongo mai restrizioni economiche quando vado in libreria. Molto probabilmente i figli dei vostri dipendenti andranno all'università grazie a me.
Vi chiedo soltanto una cosa: licenziate Luca Sardella come copertinista.
Grazie.
Mirco Corridori


venerdì 24 dicembre 2010

Il castello che non c'è più (prima parte)

Quello che segue è la prima parte di un raccontino per bambini, target 8-10 anni, che scrissi tempo fa. La seconda ed ultima parte arriverà a breve. L'immagine del castello è gentilmente offerta da Google image.


I


Quello in cui viveva Alessandro era un paese molto povero e dimenticato da tutti. Anche gli abitanti a volte si chiedevano dove vivessero. Le cartine poi, proprio dove avrebbe dovuto esserci scritto il nome, avevano tutte una sottile riga bianca dovuta alla piega o un buco nato da un mozzicone di sigaretta acceso, quanto bastava per cancellare l'esistenza di quel piccolo mucchio di case diroccate.
Il paese di Alessandro era povero, senza corrente elettrica e per di più abbarbicato su una montagna dove non era possibile arrivare in macchina. Il mezzo di trasporto più comune era quindi il mulo. C'era chi aveva un mulo diesel, uno di quelli che dopo una bella scorpacciata di fieno possono trottare tutto il giorno senza fermarsi, poi c'era chi, possedendo più terre degli altri ed essendo più ricco, poteva permettersi un mulo sportivo, con tanto di bardatura colorata con su scritto 46, paraocchi aerodinamici e briglie in pelle di ultima generazione.
Era inoltre un paese decisamente privo di ogni attrattiva. Non sembrava che avesse una vera storia, o se l'aveva nessuno la ricordava abbastanza bene da poterla raccontare. Insomma, non c'era niente che potesse essere scritto sui libri. Nulla di strano o particolare, tranne una cosa: un grande prato abbandonato, delimitato da uno steccato cadente come i denti di un vecchio di duecento anni.
Dicevano tutti che quel prato era pericoloso ed era meglio non entrarci, anche se nessuno sapeva perché.
Alessandro aveva subito pensato che quel prato nascondesse qualcosa.
Si dice che una volta un uomo abbia attraversato il recinto e sia improvvisamente scomparso – gli disse sua madre un giorno. – E nessuno l'ha più visto!
E non solo! – Aggiunse suo padre. – Allo zio Gerardo è bastato metterci un piede dentro per vedere cose strane. Credo che abbia addirittura visto un drago. Sai, uno di quei draghi verdi che volano in cielo e sputano fuoco.
Se lo zio Gerardo dice di aver visto un drago, perché non dovrebbe essere vero? – chiese Alessandro, che a otto anni aveva più domande che risposte.
Perché vedi, lo zio Gerardo non ci sta tutto con la testa – gli rispose la mamma con franchezza – È... come dire... pazzo! Pensa davvero che esistano quelle cose lì...draghi e fantasmi e cavalieri neri.
Dove si trova adesso? – chiese Alessandro.
Dove vuoi che siano i pazzi? – gli rispose suo padre alzando le mani al cielo – È in manicomio con quelli come lui! Oh, fosse per me farei finta di non essergli parente. Dovrei far finta di non conoscerlo! Gli infermieri non fanno altro che lamentarsi di lui. Dicono che di notte, invece di dormire, si mette a cantare litanie medievali e a urlare cose strane.
Litanie medievali – ripeté Alessandro tornando a pensare al prato – E cosa urla lo zio, di preciso?
Ultimamente non fa altro che dire che durante la prossima luna piena scoppierà di nuovo la guerra. È pazzo! È pazzo non c'è dubbio! Quasi mi vergogno che porti il nostro stesso cognome: De Fessis. Oh, sì, uno come lui non lo merita sicuramente!

II

Il prato aveva la forma di un grande cavallo disegnato a mano, con zampe tozze e coda attorcigliata. Tutto attorno una serie di pali scrostati e fili di ferro arrugginiti. Visto dal di fuori non sembrava niente di più che un fazzoletto di terra incolto se non fosse per i numerosi cartelli infilati come spaventapasseri. O sarebbe meglio dire spaventauomini!


NON ATTRAVERSATE IL RECINTO! PERICOLO MORTALE

CHI SCAVALCA IL RECINTO POTREBBE VENIR SBRANATO

TORNA INDIETRO FINCHE' SEI IN TEMPO!


Alessandro rimase a fissarlo per molto tempo, accovacciato su una pietra poco distante, con le mani sotto il mento a reggere la testa che frullava di idee di ogni tipo.
Tutta quella storia era decisamente bizzarra. Nessuno sembrava conoscere con precisione i motivi per i quali non era possibile entrare nel prato. In fondo non c'era niente di cui aver paura: soltanto papaveri e piante di ortica e quella, a pensarci bene, ti pizzicava sulle gambe se ci passavi vicino quindi era meglio tenersi alla larga. Infine c'erano numerosi cespugli di menta selvatica che emanavano un profumo invitante.
Lo zio Gerardo in quel prato abbandonato ha visto cose strane. – disse tra sé – È anche vero che poi è stato chiuso in un manicomio, poverino. Eh, sì, dicono che non ci sia tanto con la testa.

III

La luna piena sarebbe arrivata quella notte stessa e avrebbe illuminato a giorno tutta la vallata.
Alessandro decise di tornare al prato, quindi ingollò velocemente un panino al salame, un bicchiere di aranciata e scappò fuori.
Dove vai? – urlò la mamma.
A giocare con Gianluca – rispose lui.
Se scendi a valle non entrare nel prato, intesi?
Sì, mamma.
E non giocate troppo con i videogiochi, capito?
Certo, mamma.
E non...
Va bene, mamma.
Corse velocemente attraverso il boschetto di castagni. Le fronde alte e folte gli procurarono un piacevole senso di freschezza. Poi scese verso la mulattiera proprio dove un fiumiciattolo scorreva lentamente, come se fosse stanco di tutto quel muoversi. Si sfilò le scarpe e lo attraversò. Decise di percorrere quell'ultimo tratto di strada a piedi nudi. Le foglioline, sotto i suoi piedi, scricchiolavano come patatine.
Il prato era lì, vuoto e triste. Una grandissima distesa di erba poco curata, quasi perfettamente in piano se non fosse per una collina che ingobbiva il terreno, proprio dove la luna stava sorgendo piena come un gavettone d'acqua.
Se ci sarà una guerra sicuramente ne sentirò i rumori – sussurrò Alessandro.
Non succedeva nulla però. Nessun rumore che potesse minimamente sembrare uno sparo, o il cigolio meccanico di una catapulta, o lo sferragliare di una spada. Niente di tutto questo. Quel posto era tristemente silenzioso e desolato. Sarebbe stato meglio accettare l'invito di Gianluca e andare a casa sua a giocare con i videogiochi, pensò deluso. Gianluca abitava nel paese a valle che, a differenza del suo, aveva la corrente elettrica, le automobili ed era anche segnato sulla cartina!
Mentre pensava a tutto questo si sentì qualcosa che assomigliava a un cupo

SDENG!

Quel rumore lo svegliò. Il piccolo infatti si era appisolato accanto alla staccionata sgangherata e non si era accorto che nel frattempo era calata la notte. La luna era grossa e tonda e le nuvole se ne stavano in disparte, come se temessero di coprirla.
Devo sbrigarmi! Devo sbrigarmi! – urlò una voce – La guerra incombe e se non arrivo in tempo saranno guai!
La figura che si stava avvicinando aveva un aspetto familiare. Era un uomo alto, il viso magro e scavato con un ciuffo di peli sul mento. Gli occhi grandi e marroni, come i suoi. Inoltre indossava una strana armatura metallica il cui elmo non sembrava particolarmente solido.
Zio Gerardo! – urlò Alessandro.
Ragazzino, sbrigati! La guerra sta per iniziare. Vuoi rimanere qui oppure preferisci aiutarci?
Alessandro non ci pensò due volte e rispose:
Vi aiuto, senza dubbio.
Così Alessandro vide lo zio scavalcare la staccionata con un salto. Una volta dentro sembrava che stesse parlando con qualcuno. Poi pian piano si dissolse fino a scomparire del tutto.

mercoledì 22 dicembre 2010

Un'altra lettera a Babbo Natale

lunedì 20 dicembre 2010

Amazon.it, ultimo atto

Omicidio di un libro
Le informazioni vanno date tutte e bene, quindi vi dico come è finita la questione Amazon.it.
Breve riassunto delle puntate precedenti. Ordino due libri e questi arrivano completamente zuppi d'acqua. Apro una richiesta di restituzione, allego le foto e aspetto. Mi chiedono di spedire indietro i due libri, lo faccio, spendo un botto alle Poste Italiane (ne parlo dopo).
La pratica è stata inaspettatamente rapida. Il 16 dicembre arriva un'email in cui Amazon.it confermava la restituzione dei soldi, due giorni dopo è arrivato l'accredito sulla Postepay. Quindi sulla politica dei resi nulla da dire: i soldi ve li ridanno indietro e rimborsano anche le spese di spedizione. Certo, sarebbe stato più semplice se si fossero fidati delle foto e se avessero mandato il loro corriere (SDA) senza costringermi ad andare all'ufficio postale.
Parliamo quindi (sob) di soldi. Sono stati riaccreditati per intero i 24 euro dei due libri e sono stati aggiunti 5,40 euro per ogni libro come rimborso per le spese di spedizione.
Facciamo anche un bilancio.
Innanzitutto un consiglio: prima di andare alle Poste Italiane informatevi sulle varie possibilità che avete per spedire un qualunque pacco. A me hanno detto che era possibile soltanto il "pacco celere" (ah, quanti commenti ironici potrei farci!), in realtà c'erano possibilità meno costose che ovviamente l'impiegata si è guardata bene dall'elencarle. C'era il piego libri raccomandato (credo che costi sui 3 euro), c'era la spedizione raccomandata (7 euro). Invece mi hanno dato come unica possibilità il "Pacco Celere". E' come andare in un mobilificio per comprare un tavolino e tornare a casa con una cucina Berloni. Ho speso quindi 11 euro per l'invio dei due libri, appesantiti dall'umidità tra l'altro, e quasi tre euro per la scatola comprata nell'ufficio postale stesso.
Mi è andata bene? Forse, se non fosse che comunque ci ho rimesso poco più di due euro che corrisponde all'8,3% della spesa.

Concludendo. Ad altri miei amici è andata bene e non hanno avuto problemi con Amazon.it. Ritengo che la mia esperienza faccia parte di quella piccola percentuale di spedizioni andate a male. Il fatto è che Amazon.it è nuova e deve ambientarsi qui in Italia, mentre altri siti di commercio online come Bol.it e IBS hanno radici profonde e solide.

Concludendo, parte seconda. Il libro di Franzen che avevo ordinato (Le correzioni) in edizione rilegata è quasi introvabile, ma sono riuscito a ordinarlo su Bol.it. Ho effettuato l'ordine sabato sera (c'è chi esce e va in discoteca, chi naviga nei siti dedicati ai libri) approfittando di un doppio sconto che stava per scadere: il 3x2 classico e un ulteriore extrasconto di dieci euro. Quindi ho ordinato tre libri e ho risparmiato (?) 18 euro. Praticamente il libro di Franzen mi arriverà gratis. Se mi arriverà.
Concludendo, parte seconda, punto due. Appena ho effettuato l'ordine ha cominciato a piovere.

Concludendo, parte terza. Come consumatore sono convinto che le leggi che ci tutelano debbano migliorare. Come consumatore di libri rimango perplesso sugli sconti che questi siti stanno facendo. Un libro appena uscito non può avere uno sconto del 30% a meno che quello sia il reale prezzo di mercato. Mi auspico quindi una seria legge che regoli questi sconti, ma a patto che il prezzo dei libri cali.

venerdì 17 dicembre 2010

Le streghe in tempo di crisi

In prossimità dell'halloween ho parlato di un libro natalizio scritto da Paul Auster, stavolta invece, con il Natale che incombe, vi parlo di streghe.
Il libro è Streghetta mia di Bianca Pitzorno. Scritto nel 1986 inizialmente fu pubblicato in proprio (stampato, rilegato e disegnato) con il marchio Aventino Press e distribuito ad alcuni fortunati amici. Attualmente il libro è in catalogo presso Einaudi Ragazzi.
La storia: Asdrubale Tirinnanzi è uno sfaticato ragazzotto che aspetta l'eredità di un suo pro-zio: Sempronio. Quando muore pensa di aver ereditato i 50 miliardi (di lire) che gli spettano, ma una brutta sorpresa lo attende: nel testamento il pro-zio ha lasciato detto che per averli deve sposare una strega entro un anno.
Trovare una vera strega non è facile di questi tempi, ma Asdrubale sa cosa deve cercare: le streghe hanno i capelli rossi, galleggiano nell'acqua, sanno volare sulle scope e fanno parte di una famiglia di sette sorelle, senza fratelli ovviamente.
Asdrubale inizia quindi una faticosa ricerca per trovare e sposare, con le buone o con le cattive, la strega che lo farà diventare ricco.

A Bianca Pitzorno fu rimproverato di occuparsi troppo di ragazzine e trascurare i maschietti, e in questa storia ce ne sono davvero tante: sette, tutte ben caratterizzate a partire dal nome che l'autrice ha scelto per evocarne la particolarità: le loro iniziali infatti ne suggeriscono la natura da streghe.
Lei stessa comunque, sembra essere ben consapevole che i suoi racconti hanno poco appeal sui maschi in età preadolescenziale, a differenza delle ragazzine che si identificano facilmente con la vasta schiera di eroine che ha inventato in trentacinque anni da prolifica scrittrice per l'infanzia.
In questo romanzo infatti c'è un solo personaggio maschile di rilievo e ne esce molto male. Adrubale Tirinnanzi viene descritto come un giovane dall'aspetto disgustoso:"denti storti e verdastri per la nostalgia dello spazzolino". Brutto e sporco fuori così com'è brutto e sporco dentro. Alla povera Sibilla a cui fa una goffa dichiarazione d'amore, dichiara: "Sciocchezze (...). Le belle ragazze non devono perdere tempo con lo studio! Devono solo pensare a sposarsi al più presto. Possibilmente con un giovanotto molto ricco. Come me."
Questa frase mi ricorda tanto la dichiarazione di un noto ricco imprenditore e politico a cui una precaria chiese cosa doveva fare per migliorare la propria situazione. "Sposa mio figlio", fu la risposta.
Questo libro è utile e ancora amaramente attuale se si pensa che in tempi di crisi diminuiscono le possibilità di realizzazione e si rischia quindi di pensare che il matrimonio sia l'unico veicolo per la mobilità sociale. In tempi di crisi le società regrediscono e si chiudono a guscio: il ricco o "potente" in senso ampio, tiene stretto a sé il proprio status sociale e fa di tutto per migliorarlo; le donne, d'altro canto, subiscono la sferzata del potere maschile perché gli uomini non accettano una loro partecipazioni alle decisioni. E' proprio la partecipazione alle decisioni la differenza perché il diritto al lavoro non è un vero traguardo per la donna, ma piuttosto una necessità dell'istituzione familiare (un solo stipendio in famiglia non basta) e una necessità dovuta ai cambiamenti della famiglia stessa: donne single, donne divorziate, ecc.
Non si parla mai abbastanza di pari opportunità e uguaglianza tra i sessi perché nonostante possa sembrare tutto risolto, nella vita reale, statistiche alla mano, le donne ancora devono soffrire e combattere per ottenere le stesse possibilità di un uomo.
A conclusione di questa fiaba che riprende una delle metafore più usate dal movimento femminista, c'è ovviamente (spoiler) la punizione di Asdrubale che perderà l'eredità e il premio alle indomite streghette che erediteranno metà dei 50 miliardi di lire del testamento.
Questo libro quindi, oltre ad essere divertente, dà vita a molti spunti di discussione e ne consiglio la lettura a quelle ragazzine che poi un giorno dovranno fare i conti con una società maschilista e conservatrice che le vuole casalinghe disperate o manichini da esporre in vetrina, e vorranno sentirsi un po' "streghe" dentro.

mercoledì 15 dicembre 2010

Sistemare i libri in casa

Un tempo, tra le tante cose inutili che facevo, c'era la conta dei libri. Ogni tanto con la scusa di spolverare la libreria contavo quanti libri possedevo, quanta differenza c'era tra me e la maggioranza di quelli che non leggono neanche un libro l'anno, e se ne leggono uno forse non è neanche definibile "libro".
Quella libreria ormai è stracolma e tra l'altro rischia anche di cedere dato che è di bassa qualità: due tubolari di ferro rosso che si tengono a malapena con qualche vitarella e qualche scaffale truciolare. A quella ne ho aggiunta una seconda che poi non è neanche una libreria ma un portavasi da esterno in ferro battuto, e grazie alla solidità di questo ferro ho potuto mettere i libri in doppia fila. Ah, la doppia fila: la odio, ma è necessaria.
La terza libreria proviene dall'ikea: cinque scaffali ormai quasi pieni che contengono soltanto libri per l'infanzia. Appunto, veniamo al nocciolo della questione: come avete sistemato i vostri libri?
Ci sono molte possibilità. Per genere: facile ricordarsi di quale genere appartiene un libro, un po' meno classificare i romanzi moderni in un qualche genere specifico. Una seconda possibilità: autore. Sistemare sugli scaffali i libri in base al nome degli autori, in ordine alfabetico. Terza possibilità, casa editrice: tutti i Mondadori da una parte, gli Einaudi in un'altra, Minimum Fax a sinistra, Giunti di là, ecc. Forse non è il migliore dei metodi, questo, però l'effetto visivo di avere tutti i libri della stessa casa editrice insieme è notevole, e a volte anche utile.
Infine c'è il metodo usato dalle biblioteche: il metodo Dewey, forse non necessario se non si hanno molte migliaia di libri. Per quello se ne riparlerà fra qualche anno.
Personalmente ho adottato un metodo misto, per questo alcuni libri sono spariti: volevo rileggere Zanna Bianca e non lo trovo più. Forse ha trovato una squarcio nel continuum spazio-temporale ed è scappato.
Li tengo in questa maniera per vari motivi. Il primo è che mi piace avere libri dello stesso genere insieme. Quindi ho una libreria soltanto per la letteratura per l'infanzia (che non è neanche un genere in fin dei conti). All'interno di questa libreria ho disposto i libri in base alla copertina. Ammetto di essere affascinato dalle copertine dei libri per ragazzi: tutte belle,colorate, luccicose e a volte in 3D. Le migliori quindi le ho messe tutte insieme. C'è lo scaffale dei libri vecchi ed economici: una versione de Il cucciolo usata a scuola e che tengo soltanto come ricordo, libri trovati sulle bancarelle a tre euro, edizioni super-economiche ma con una buona introduzione. Infine c'è lo scaffale delle biografie e dei saggi sulla letteratura per l'infanzia.
 In un'altra libreria ho due scaffali con altri saggi di ogni tipo, messi a caso. Per il resto dei libri ho adottato il metodo "per casa editrice". Stiamo parlando, tra gli altri, anche di centinaia di libricini Newton & Compton (1.000 lire, Mammut ecc.) che non ho il coraggio di toccare neanche con lo spolverino. Poi volete mettere quant'è fico avere tutti quei dorsi uguali vicino?
In un angolo ho libri di poesie e saggi sul paranormale, molti dei quali riguardano il "paranormale scettico", quasi tutti dell'Avverbi Edizioni.
Infine c'è lo scaffale dei libri comprati e ancora non letti. Quindi se qualcuno mi chiede: li hai letti tutti?, sono costretto a rispondere: "non ancora".

lunedì 13 dicembre 2010

Come scrivere un racconto

Come scrivere un racconto è un pratico manuale scritto da Jack M. Bickham e pubblicato in Italia dalla Dino Audino editore. La Dino Audino è una piccola ma ottima casa editrice e la qualità dei suoi manuali è eccellente. Ho già recensito in passato Lezioni di scrittura creativa, e se non lo avete ancora letto vi suggerisco di farlo.
Come scrivere un racconto è un manuale molto pratico. L'autore più volte e insistentemente punta sulla compilazione di schede. Schede su schede. Una scheda per ogni cosa: una scheda per le caratteristiche fisiche del personaggio, un'altra per quelle psicologiche, una scheda per ogni scena, una scheda sulle schede.
A mio parere questo non è il modo per scrivere un racconto ma un modo. Se siete interessanti ad avere tutto ossessivamente sotto controllo potete allora compilare questa marea di informazioni che Jack. M. Bickham richiede, altrimenti bastano le cose principali: la trama o il canovaccio della trama, e una chiara visione dei personaggi. Quest'ultima questione è importante perché avere ben chiaro un personaggio significa non avere difficoltà nel farlo agire e soprattutto si evitano gli errori del tipo: Pag. 4: Armando ha gli occhi verdi. Pag. 20: Armando puntò i suoi occhi castani... (esempio inventato).
Avere le idee chiare va bene, ma non così. Tant'è che potrebbe essere utile invece un approccio molto diverso se non antitetico: buttare giù immediatamente la prima stesura del romanzo. Una volta fatto vi accorgerete delle incongruenze comportamentali dei personaggi, capirete quali sono le parti da sviluppare e quelle meno importanti. Una prima stesura (da buttare al fuoco successivamente) può sostituire benissimo la compilazione di decine di noiose schede.
In ogni modo potete leggere questo manuale tralasciando la parte pratica: ogni consiglio dato è valido e preciso e deve essere seguito.

Come scrivere un racconto
di Jack M. Bickham
Dino Audino Editore
http://www.audinoeditore.it/libro.php?collana_id=M&collana_progr=28

venerdì 10 dicembre 2010

Il costo di un libro

In attesa del Natale consumistico, le case editrici danno in pasto ai lettori i loro pezzi da novanta. Ecco quindi che esce proprio in questo periodo l'attesissimo nuovo romanzo di Umberto Eco, Il cimitero di praga, il nuovo romanzo di Niccolò Ammaniti, Io e te, e un altro romanzo dell'ex cabarettista e neo bestsellerista Giorgio Faletti: Appunti di un venditore di donne.
Il punto non è questo, è un altro. Mi chiedo quale possa essere il valore di mercato di questi libri. E' presto detto: il prezzo minore in commercio. Il libro di Eco è appena uscito ed è già disponibile con un cospicuo sconto del 25% su Bol.it (14,63 euro), del 30% su IBS (13,65 euro) e del 30% su Amazon.it. Il libro di Ammaniti (l'avete letto Io non ho paura? Spero di sì) è scontato del 25% su Bol.it (7,50 euro), del 30% su Amazon.it e altrettanto su IBS. Il prezzo di copertina in questo caso è un tondo 10 euro. Il libro di Faletti è scontato del 25% su Bol.it (15,00 euro) e del 30% su IBS (14,00 euro) e altrettanto su Amazon.it. C'è da dire che Amazon.it sta facendo supersconti perché ha appena aperto la baracca.
In Francia hanno esteso la legge che non permette lo sconto dei libri appena usciti agli Ebook. Una legge simile va a vantaggio delle librerie indipendenti che non sono in grado di reggere questa mole di sconti e permette quindi a queste piccole, piccolissime entità della filiera libraria di essere concorrenziali e mettere in commercio libri poco conosciuti. Bibliodiversità è un neologismo che vi consiglio di tenere sempre a mente.
In Italia invece il mercato è questo.
Da consumatore incallito di libri tiro un sospiro di sollievo e penso ai nuovi acquisti, come interprete fai da te dei processi economici e delle politiche dei prezzi mi chiedo quale sia il vero valore di mercato di quei libri: il prezzo di copertina o il prezzo scontato? Da essere umano invece auguro in largo anticipo un buon Natale ai tanti piccoli librai che non venderanno una sola copia di questi libri.

http://leggesulprezzodellibro.wordpress.com/

mercoledì 8 dicembre 2010

Le piccole cose

Le piccole cose
ti danno la mano
ti guardano negli occhi
ti portano lontano.

Una nuvola
in cielo
un asino che raglia

una virgola di troppo
della maestra che sbaglia.

La luce del mattino
la lappata di un cane
le note di una canzone
l'odore del pane.

Tante piccole cose
ti accarezzano il viso
ti sussurrano all'orecchio
si trasformano in sorriso.

lunedì 6 dicembre 2010

Ancora su Amazon.it

Oggi sarei dovuto andare alla fiera della piccola editoria a Roma e sfruttare i biglietti a ingresso gratuito invece una brutta influenza mi ha costretto a desistere: febbre alta e altre cose cose che potete immaginare. Ne ho approfittato quindi per andare all'ufficio postale e perdere un'ulteriore ora della mia vita appresso ad Amazon.it.
Chi si fosse perso la puntata precendente può leggere il post di qualche giorno fa:
http://fenicedicarta.blogspot.com/2010/12/amazonit-con-me-ha-chiuso.html
altrimenti vi riassumo io la questione.
Ho ordinato due libri su Amazon.it per approfittare dei tanti sconti promozione sul loro sito. Amazon.it è giovane in Italia, ha appena aperto i battenti, e probabilmente devono ancora oliare bene gli ingranaggi per poter essere efficienti. Questo lo immaginavo, anche perché all'estero forse non sanno bene come funzionano le cose qui Italia (male).
Ordino due libri per capire come lavorano questi di Amazon.it. Dopo pochi giorni seguendo la tracciabilità mi viene detto che l'indirizzo è sbagliato o illegibile. Il pacco arriva con 4/5 giorni di ritardo. Lo apro e i libri sono fradici, incollati, completamente zuppi d'acqua. Ma non perché hanno preso un po' di pioggia, semplicemente perché erano rimasti a mollo nei magazzini di Amazon.it o del corriere SDA. Uno dei due, non ci sono altri motivi.
Ho approfittato della convalescenza per fare un salto all'ufficio postale e restituire il pacco. L'imballaggio è costato 3 euro e la spedizione raccomandata ben 11 euro. Probabile che quelli delle poste ci abbiano marciato, forse c'era un modo più economico. E' pure vero che ormai spedire i pacchi senza la possibilità di tracciarli e sapere quindi dove sono non conviene: in caso di smarrimento non si può fare niente.
Per un ordine di 24 euro ho speso 14 euro per la restituzione del pacco (pacco in tutti i sensi).
Non sono convinto che questi 14 euro mi vengano restituiti. Loro dicono di poter restituire soltanto 2 euro (ah ah ah), come se spedire un pacco costasse così poco. Io mi accontenterei anche di un buono spesa a questo punto.
Il principio per cui uso il mio blog per queste proteste nasce dalla mia innata avversione alle spese online, eppure con BOL.IT e IBS.IT no ho mai avuto problemi e mi ci stavo abituando. Noi consumatori siamo disposti a pagare in anticipo dei soldi pur non avendo la merce in mano, perché allora quando si tratta di far valere i nostri diritti (diritto di recesso in questo caso) non possiamo agire allo stesso modo? Perché noi consumatori ci dobbiamo rimettere, anche se fosse soltanto un euro, un'ora di permesso da lavoro per andare all'ufficio postale, un'arrabbiatura quando apri il pacco e ti accorgi che la merce è inservibile?
Vale davvero la pena? Capisco che questa mia esperienza è un'eccezione alla regola, ma anche se fosse soltanto una spedizione su mille andata male, o su diecimila, amazon.it come qualsiasi altra azienda seria deve provvedere a proprie spese alla restituzione del pacco e dei soldi.
La legislazione che protegge i consumatori deve ancora migliorare. Ho la tentazione di andare dal giudice di pace per riavere quei 14 euro, ma grazie a questo governo adesso dovrei spenderne 50 per avviare le pratiche. Questa è l'Italia dei consumatori, l'Italia delle cose fatte tanto per fare.

venerdì 3 dicembre 2010

Salone del libro usato di Milano

Se non fosse che viaggiare in treno è diventato un lusso per pochi (un viaggio A/R da Roma a Milano con Trenitalia costa 178 euro), andrei sicuramente al Salone del libro usato - Bancarelle in fiera che si svolge dal 5 fino all'8 dicembre nella sede storica di Fieramilanocity.

Finché il mercato dei libri usati esiste, conviene approfittarne. In questa fiera infatti potrete trovare libri fuori catalogo, fumetti introvabili, locandine, prime edizioni firmate dagli autori e molto altro.
La manifestazione non si limita a questo: nel 2009 infatti sono stati abbandonati 5.000 libri in tutta Milano. E' il più grande esempio di bookcrossing che si sia svolto in Italia.
Una fiera di questo tipo è il mio paese dei balocchi. Forse un giorno ne faranno una altrettanto importante a Roma, ma è più probabile che gli editori vendano Ebook a pochi euro o che Godzilla distrugga Tokio.
Trovare vecchi classici per l'infanzia, soprattutto dell'800 è quasi impossibile e i mercatini stanno pian piano scomparendo: nessuno compra e consuma, figuriamoci i libri.
In realtà alcune vecchie edizioni le ho trovate (non dell'800) (1), ma non vi dico dove. Non si sa mai.

Quindi invito i miei cinque visitatori milanesi ad andare in questa fiera e magari raccontarmela, elencare i pezzi rari trovati, cosa si prova ad afferrare un libro che stai cercando da anni o sfogliare vecchie edizioni che sanno di polvere. Poi potete anche venire a casa mia e darmi il colpo di grazia.
La fiera, oltretutto, è a ingresso gratuito.
Per altre informazioni sulla fiera, questo è il link:
http://www.salonelibrousatomilano.com/

(1). Tra le altre cose ho trovato Lisa-Betta di Giuseppe Fanciulli, autore anche di una Storia della letteratura per l'infanzia credo ormai introvabile e che invece ho fortunosamente trovato a caro prezzo (25.000 lire nel 1998) in una bancarella di Piazza Esedra a Roma) e una biografia di Emilio Salgari scritta da Giovanni Arpino e Roberto Antonetto dal titolo: Vita, tempeste, sciagure di Salgari il padre degli eroi. Questo libro è stato pubblicato dalla Rizzoli nel 1982 ed è proprio da questo volume che ho estrapolato i dati sui guadagni di Salgari che ho elencato in quest'altro articolo.

mercoledì 1 dicembre 2010

Amazon.it con me ha chiuso!

Non appena aperto ho subito avuto la malaugurata tentazione di fare un ordine su Amazon.it. Gli sconti erano cospicui, ma mi interessava piuttosto vedere fino a che punto il sito è affidabile.
I libri ordinati erano: Le correzioni di Jonathan Franzen (edizione rilegata quasi fuori commercio) e Quando i comici facevano touchdown. Dai Fratelli Marx ai Blues Brothers, l'esilarante epopea dei team comici d'America. Questo non era per me.
Il pacco sarebbe dovuto arrivare venerdì, ma non è stato recapitato perché: l'indirizzo non era corretto. Come se non sapessi scrivere un indirizzo.Iniziamo bene. Così mando un'email all'assistenza venerdì sera e il sabato mattina, alle 9.05, una centralinista si premura di telefonare per chiedere cosa fosse successo. E' chiaro che l'indirizzo era corretto e il corriere SDA non ha voluto consegnarlo. Peggio per voi.
Il pacco alla fine arriva con 3 giorni di ritardo: ieri per la precisione.
Apro il pacco con entusiasmo. Il libro di Franzen l'avevo iniziato in biblioteca ed ero contento di poterlo finalmente leggere con più calma.

I libri sono completamente fradici

Non parlo di qualche goccia, erano proprio zuppi. E dato che in questi casi la migliore cosa da fare, soprattutto per farsi valere, è documentare, ho scattato delle foto che allego volentieri.






Se fossero stati un po' bagnati li avrei tenuti, in quelle condizioni no. Il libro di Franzen si è gonfiato a causa dell'acqua quindi non oso immaginare per quanto tempo è stato a mollo.
Nuova telefonata all'assistenza. E' chiaro che questa tizia non sapeva cosa dire perché ha titubato per tutta la telefonata. Questa è una pessima cosa. Alla fine la tizia ha mandato un'email abbastanza inutile dato che la resa si può fare anche online.
Così torno sul sito di Amazon.it (per l'ultima volta in vita mia), cancello un ordine in corso e chiedo la restituzione dell'ordine che mi è arrivato.
Con mio sommo stupore scopro che oltre al danno c'è la beffa. E' vero che (forse) mi restituiranno i soldi, ma è scritto in maniera molto chiara che le spese di spedizione sopra i due euro sono a mio carico. Non mi fido dei corrieri (e SDA è in cima alla mia lista nera) figuratevi delle Poste Italiane. La raccomandata mi costerà 5 euro che io perderò per sempre. Forse solo quelli se riuscirò ad avere indietro i 24 euro dei libri. (In un'altra pagina c'è scritto che mi restituiranno per intero la somma. Ve lo dirò quando vedrò l'accredito sulla postepay).



Amazon.it da me non vedrà più un centesimo per due motivi:
- Non si fa rispettare da SDA la cui colpa in questa storia è evidente dato che i libri sono stati lasciati a macerare sotto l'acqua per molto tempo.
- Hanno una pessima assistenza e soprattutto quando sono in torto dovrebbero accollarsi le spese di spedizione (sì, sì, vedremo). Tra l'altro IBS mi ha inviato 3 volte lo stesso libro GRATUITAMENTE senza chiedermi la resa del libro fallato. Questa è una buona assistenza ai clienti, non quella di Amazon.it

Sono sicuro che molti altri hanno avuto invece il loro pacco per tempo e ben conservato. Il fatto è che per quanto mi riguarda basta una sola volta per perdermi come cliente. Se questo è il loro modus operandi allora me ne sto alla larga. Per fortuna non ho speso molto, se avessi speso centinaia di euro allora altro che restituzione a mio carico, partiva la denuncia al giudice di pace. Per 24 euro non conviene qui in Italia: si fa di tutto per scoraggiare i consumatori e protestare.

Lo slogan di Amazon.it era: Stiamo arrivando in Italia e non è il solito pacco.
Be' era sicuramente un pacco diverso, il loro.

lunedì 29 novembre 2010

Più libri più liberi 2010

Attendo con sempre meno entusiasmo la fiera dedicata alla piccola editoria che si svolgerà nella costruzione ad architettura razionalista che è il (brutto, per me) Palazzo dei Congressi di Roma.
Lo attendo sempre di meno perché ogni volta mi pare un'occasione sprecata.
Il programma degli eventi è ben nutrito e di norma ha degli ospiti d'eccezione. Quest'anno dovrebbe esserci tra gli altri Luis Sepulveda, Stefano Benni, ma di mattina, e io la mattina non ci vado anche se Benni è tra i miei scrittori preferiti; poi dovrebbe esserci Lucio Dalla, ma non ho capito a fare cosa (ecco, ho googlato  e ho scoperto che presenta un libro di Vito Mancuso che ammette di aver letto tre volte); poi ci sono eventi dedicati ai più piccoli e altre interessanti cose che è inutile elencare: fate prima ad andare nel sito ufficiale e spulciare il programma. Insomma, la fiera è ricca di eventi e seminari.
Questa fiera nasce per dare visibilità alle piccole case editrici, e questa è una cosa giusta e lodevole. Però, c'è un però, se ci vado quest'anno ho intenzione di contare ed elencare le tante case editrici a pagamento che con molta probabilità la affolleranno.
Questo degrada la fiera e non mi permette di poter scegliere i libri con serenità. Per due motivi: il primo è che non ho intenzione di comprare il libro di una casa editrice che si è fatta pagare per pubblicarlo. Secondo: di solito il libro pubblicato in questo modo è scritto male, se va bene, illeggibile in molti altri casi.
Nelle altre edizioni della fiera ho fatto la conoscenza di piccole realtà editoriali che a volte è difficile trovare anche su internet, ed erano serie. Probabilmente alcune di loro fanno fatica ad andare avanti e come tanti piccoli editori lavorano per passione, non per mode. E hanno buoni libri, piccoli grandi autori che andrebbero valorizzati e distribuiti meglio. Il fatto di non poter sapere prima se queste case editrici sono a pagamento o meno mi annichilisce la curiosità, infatti, alla fine, tendo sempre ad acquistare libri di case editrici che già conosco, come la Fanucci, Fazi, Coniglio o Tunué, tanto per dirne alcune.
Non è facile distinguere le case editrici "normali" da quelle a pagamento e selezionarle, ma non è un buon motivo per non tentare una selezione. Quindi quest'anno, come gli altri, limiterò le spese a poche conosciute case editrici e pochi conosciuti autori (ho scoperto una piccola casa editrice che ha pubblicato tutti i libri di Alberto Manzi tranne Orzowei).
Se abitassi vicino al Palazzo dei Congressi farei l'abbonamento e mi limiterei agli incontri e ai dibattiti. Per il resto le fiere di questo tipo hanno perso il loro appeal. Mi sembra quasi stupido pagare per entrare in una fiera (anche se questa costa poco rispetto ad altre) per poi comprare libri poco scontati. E' un po' come Lucca Comics: ci si va per rivedere gli amici, ci si va per abitudine. Poi si torna a casa e si compra online.

http://www.piulibripiuliberi.it/

venerdì 26 novembre 2010

Luna, un libro che sto aspettando

Ripensando alla giornata dedicata ai diritti dei bambini mi è tornata in mente un'autrice olandese che qui in Italia ha pubblicato due libricini con la Clavis. Mi riferisco a Elfi Nijssen di cui consiglio la lettura di Laura e Beniamino.
Laura parla in maniera molto delicata il problema della disabilità. La bambina protagonista infatti è sorda e ha problemi nel rapportarsi con gli altri: deve farsi ripetere le cose sempre e questo è motivo di imbarazzo. Beniamino l'ho letto cercando libri per bambini che parlassero di lutto. Mi è rimasto impresso per la delicatezza del linguaggio e dei disegni di Eline Van Lindenhunizen.
Il libro che sto aspettando ha come titolo Luna e l'argomento stavolta è molto molto delicato: gli abusi.
Vi traduco, spero decentemente, la trama trovata sugli store online:

Un giorno Luna viene barbaramente aggredita da un uomo sconosciuto. La sua vita a causa di questo shock si ferma e non è più la stessa. Luna si pone un sacco di domande su cosa è sicuro e di cosa può fidarsi o meno. Fortunatamente non è sola e può contare su genitori e amici. Incontra molte persone che possono aiutarla ad affrontare problemi ed errori. Luna quindi capisce che la vita va avanti e che può riprenderne il controllo.

In attesa di una traduzione, vi lascio un paio di link.

http://www.clavis.be/functions/boekfiche.asp?Pag=4&pnav=;1;&find=L&pcat=;8;55;&boek=1422

Su Laura:
http://effeta.fondazionegualandi.it/lettureeffeta/laura

mercoledì 24 novembre 2010

Morga e il deserto di Alfasia

Le bambine che leggevano Nina, la bambina della sesta luna sono cresciute e per loro Moony Witcher ha ideato una nuova saga.
Morga ha dodici anni, capelli neri corvino e lentiggini viola. Vive su un pianeta in cui è vietato provare sentimenti. Ma la natura ibrida della ragazzina, per metà umana, le permette di provare sentimenti e quindi contrastare lo strapotere dei potenti Fhar, antichi alchimisti.
Dalla fantasia che nutre la Sesta Luna all'importanza dei sentimenti, un percorso di crescita che Moony Witcher tratteggia utilizzando gli strumenti fantasy che le sue giovani fan sembrano apprezzare entrando empaticamente entrare nei panni di queste maghette predestinate a insegnare, a suon di magie, lezioni di vita e di filosofia.
Il successo di Nina è stato travolgente e ancora oggi le chiedono se continuerà la saga. Forse non lo è stato altrettanto quello di Morga, primo progetto uscito per la Mondadori, di cui è giunto in libreria il secondo dei tre volumi che compongono la saga.

Morga: il deserto di Alfasia
Sul pianeta Emiòs l'imperalegge dei Fhar ha dominato per 500 anni. Ma ora la profezia dell'Imperfetta si sta compiendo. Morga, l'unica creatura del pianeta con DNA umano, è la Maga del Vento che ha portato con sé la tempesta dei sentimenti, dell'amore e della libertà. E non è sola: il padre Serunte e la Bramante Eremia la proteggono con le loro alchimie, la madre Animea le parla con la sua voce magica, gli amici Drima e Horp lottano al suo fianco, e Yhari, il suo grande amore, è con lei, qualunque cosa succeda. Morga sa che il perfido Okrad, il capo dei Fhar, userà le magie più potenti per fermarla, ma il destino del pianeta si riflette nei suoi intensi occhi blu, e batte nel suo cuore coraggioso.

Morga: il deserto di Alfasia
di Moony Witcher
pag 415, Illustrato

lunedì 22 novembre 2010

Amazon sbarca in Italia


La notizia è questa: Amazon dopo aver risolto alcuni problemi logistici relativi alla vendita dei prodotti, è pronto a sbarcare in Italia.

Puntiamo sull'Italia. E non è il solito pacco.

La campagna virale sembra che abbia interessato i cartelloni pubblicitari di Roma. Inizialmente non si sapeva cosa volesse dire questo slogan né a quale azienda fosse legato, poi le informazioni sono filtrate e già da qualche giorno i maggiori siti di informazione italiani, come il Sole 24 Ore, hanno dato la notizia ufficiosa. Adesso però è diventata ufficiale.
E' interessante scoprire cosa avverrà. Il mercato italiano, lo dico da profano e non economista, mi pare poco aperto alla concorrenza straniera.
Amazon dovrà vedersela con dei competitors che non staranno certamente a guardare, uno dei quali, è inutile negarlo, ha anche un certo peso politico.
La politica di Amazon sarà aggressiva, certamente, e sarà pronta a farsi largo a suon di sconti e offerte promozionali molto vantaggiose. Questo forse andrà a vantaggio  del consumatore che vedrà i prezzi abbassati, a meno che non vengano aumentati a monte prima di essere scontati, e darà un altro incisivo calare di scure alle piccole librerie indipendenti, strette ancora di più in un mercato che non riserva più spazio per loro.
Infine c'è la questione degli Ebook. Come ho detto in due precedenti post, il mercato degli Ebook in Italia si è aperto nella maniera peggiore possibile: prezzi alti, altissimi, in alcuni casi maggiori del corrispettivo cartaceo; formati protetti e poco portabili; dispositivi di lettura proprietari e quindi poco flessibili. Amazon con molta probabilità tenterà di imporre il Kindle come mezzo unico per la lettura di Ebook e se il successo sarà lo stesso di quello avvenuto all'estero, forse vedremo per la prima volta vacillare il potere dei grandi gruppi editoriali italiani: saranno loro a doversi adattare agli standard di Amazon.
Se l'apertura di Edigita in concorrenza a Biblet non ha cambiato sostanzialmente niente, forse Amazon sarà l'azienda che porterà una vera rottura in un mercato sostanzialmente fermo e conservatore.
Se avverrà che con il Kindle potrò comprare a prezzi vantaggiosi libri di una qualunque casa editrice italiana o estera, sarà la volta buona che lo compro. In mancanza di queste condizioni continuerò a preoccuparmi del poco spazio rimasto sulle mie librerie.

sabato 20 novembre 2010

Io sono un bambino

Per sostenere la giornata mondiale dei diritti dei bambini

Io sono un bambino

Non ho un nome
per l'appello al mattino
guardami bene
io sono un bambino

Non ho studiato
ma non sono cretino
ricordalo bene
io sono un bambino

Da ieri non mangio
e ho male al pancino
e anche se ho fame
io sono un bambino

Mi hanno armato
come un soldatino
ma non voglio sparare
perché sono un bambino

Voglio un nome
voglio una nazione
voglio essere libero, senza padrone

Voglio essere
voglio giocare
sono un bambino, fatti abbracciare!

venerdì 19 novembre 2010

Harry Potter e i doni della morte. Il primo film

Questo post potrebbe contenere spoiler.

Ogni volta attendo i film di Harry Potter con molta ansia. Stavolta però sono meno entusiasta, forse perché conoscendo la storia so già che del vecchio HP non è rimasto nulla: non c'è la scena dagli zii babbani, non c'è la partenza con l'espresso che parte dal binario
9 ¾, non ci sono le lezioni di Hogwarts, non c'è Silente, manca quel senso di già visto da cui poi si sviluppa la trama e che è necessario per reimmergersi nel mondo che JK Rowling ha inventato. E' un po' come ritrovare un vecchio amico: con questo tu non parli subito dei particolari della vostra passata amicizia, inizi dalle grandi linee: ti ricordi quel professore di italiano? Ti ricordi la vacanza in Spagna? Poi scavi nei particolari e ti accorgi di quante sono le piccole cose che pensavi di non ricordare.

In questo film invece abbiamo soltanto guerra e morte. Una guerra che JK Rowling ha descritto in maniera fin troppo realistica a mio parere. I tre partigiani, Harry, Ron e Hermione, vengono catapultati lontano dall'utero iperprotettivo di Hogwarts per nascere una seconda volta e liberare il mondo dalla malvagità assoluta di Voldemort.
Voldemort ricorda in qualche modo i vecchi cattivi di una volta tipo Vega di Goldrake o la Regina Himika di Jeeg. La loro è una malvagità che non ha reali giustificazioni e non si piega alla richiesta di chi legge quel libro o vede quegli anime di darle una giustificazione. JK Rowling forse ha sbagliato proprio in questo: tentare di psicoanalizzare Voldemort raccontando la sua infanzia quando invece sarebbe stato un personaggio migliore se fosse rimasto nell'ombra, nascosto dalla grandezza della propria voglia distruttiva.
Quando qualcuno mi dice che un personaggio deve essere descritto nelle sue mille sfaccettature perché soltanto così è completo, mi viene da pensare. Questa è la regola, ma esistono le eccezioni. Queste eccezioni hanno prodotto personaggi che hanno agito spinti da grandi valori, valori assoluti come l'amore, l'odio, la fierezza, la vendetta; personaggi come Sandokan o il Corsaro Nero ad esempio.
Harry sarebbe stato un bel personaggio se crescendo avesse capito il vero valore della parola vendetta, perché la sua è anche una storia di vendetta, invece di agire sempre con il freno a mano tirato dal proprio SuperIo. Allora non avrebbe ucciso Voldemort con un Expelliarmus.

E ricordatevi la filosofia di fondo di Harry Potter: quando un uomo con la bacchetta incontra un uomo senza naso, quello senza naso è un uomo morto.

mercoledì 17 novembre 2010

Intervista a Lorenza Bernardi

Lorenza Bernardi debutta con il suo primo romanzo per young adult Vorrei che fossi tu edito dalla Piemme Freeway.
Alle spalle una lunga gavetta nella RCS e come redattrice presso un tipo, anzi un topo molto famoso: parlo di Geronimo Stilton, il cui successo per la critica, è dovuto all'abile mescolanza di tradizione e modernità di linguaggio.
Nell'intervista che Lorenza mi ha gentilmente concesso si parla quindi dei suoi esordi al fianco di Geronimo, della letteratura per ragazzi e ovviamente del suo primo romanzo.





Grazie di essere qui, Lorenza. La prima domanda: come sei diventata scrittrice e come è stato il primo impatto con il mondo dell'editoria? 


Allora, non credo che si possa dire 'sono diventata scrittrice quando...', perché ho sempre scritto e sempre amato scrivere. Come correre.
O andare in bicicletta.
Se però vogliamo dare una collocazione ai fatti, ebbene dopo l'Università mi sono iscritta a un corso di tecniche editoriali con il sogno di lavorare in una casa editrice. E così è stato.
Ho lavorato per diverse case finché un giorno di 2 anni e mezzo fa ho deciso che forse 12 anni di gavetta erano stati sufficienti: così mi sono licenziata e, con la speranza di un vento benevolo, mi sono avventurata nel mare infinito della sola scrittura.

Di te devo ammettere che non so molto, forse proprio perché sei sempre stata dietro le quinte. Ho scoperto recentemente che tra le case editrici a cui hai lavorato c'è la Piemme e tra i tuoi datori di lavoro c'è un famoso topo che ha il nome di un formaggio: Geronimo Stilton. Come è nata la collaborazione con Geronimo e com'è stato lavorare con lui? 

Stratopico, dovrei dire! :)
È stato Geronimo in pelliccia e baffi a chiamarmi: allora lavoravo alla RCS e sono stata ben felice di andare a lavorare con il topo giornalista. In quegli anni i suoi libri iniziavano a scalare tutte le classifiche: è stato un onore, per me, aiutarlo nel suo lavoro.

Hai collaborato in una collana in particolare? 

A tutte.
Ma le mie più grandi soddisfazioni sono state la collana delle Tea Sisters e quella dei Grandi Classici riscritti in 'chiave topesca'.

A quanto pare i topi hanno una grossa presa sui bambini. Secondo te qual è stata la particolarità di Geronimo Stilton che lo ha reso famoso in tutto il mondo? 

Il sapiente uso di testo-immagini; la capacità di 'giocare' visivamente con le parole (intendo i grafismi, vale a dire utilizzare font e dimensioni diverse a seconda dei termini cui sui riferiscono); le storie avventurose e comiche.
Infine - ma non ultimo - il personaggio stesso: Geronimo è lo zio (o genitore?) che tutti vorremmo avere.

Hai scritto anche per la tv, tra cui le Winx. Hai collaborato anche alla serie di Geronimo Stilton? Preferisci scrivere libri o scrivere per la tv? 

Avevo iniziato a lavorare alla serie di Geronimo, sì, ma come supervisione per Atlantyca (la società di produzione, ndr), non come sceneggiatrice. Ma è stato proprio in quell'occasione che mi sono appassionata alla sceneggiatura.
Io adoro scrivere in generale, non faccio distinzioni: per me non esiste scrittura di serie A e serie B. Inoltre penso che scrivere sceneggiature aiuti tantissimo nella stesura di un romanzo.

Sei anche una sportiva e se non sbaglio sei stata campionessa mondiale di karate. Cosa c'è in comune tra sport e scrittura? 

Niente e tutto allo stesso momento.
Sono due parti di me che convivono: il bisogno di sudore, fatica e goliardia da una parte; la necessità di silenzio e introspezione dall'altra.
Solo così mi sento completa.


Cosa pensi della letteratura per l'infanzia e ragazzi di oggi? Cosa fai leggere o cosa vorresti che leggessero i tuoi figli? 

Credo che negli ultimi 20 anni la letteratura per ragazzi abbia avuto un'evoluzione incredibile: ormai, quando si va in libreria, c'è davvero l'imbarazzo della scelta, come e quanto per gli adulti. Gran traguardo!
In casa nostra circola un po' di tutto, ovviamente, visto il mio lavoro. Sarò sincera: a me interessa che i miei figli leggano. Punto. Cerco di non pilotare le loro scelte: mi basta che i libri vengano letti.
Parlo soprattutto per il più grande, che ha 9 anni.
Ultimamente mi sono commossa al compimento della Magia, con la 'm' maiuscola. A che cosa mi riferisco? A questo: fino all'anno scorso, io e mio figlio dovevamo contrattare il numero di pagine da leggere ogni giorno (con lui che cercava sempre di farsi fare lo sconto). Ma circa un mese fa ha scoperto i libri di Harry Potter e ora, alla sera, ho il mio da fare per staccarlo da quelle pagine 'magiche'.

In effetti gli ultimi vent'anni hanno visto una crescita vistosa del numero di libri per ragazzi prodotti e numero di pubblicazioni. Se non ricordo male le statistiche della AIE, è l'unico settore in attivo per quanto riguarda le vendite. Questo periodo ha visto anche nascere il fenomeno della "serialità". C'era anche prima ovviamente: di cicli di Salgari tanto per fare un esempio. Ma se per Salgari scrivere serialmente era quasi una costrizione adesso sembra più un'esigenza delle case editrici.
Questa serialità, diffusa soprattutto proprio nel settore ragazzi (i libri fantasy di Licia Trosi o Ulysses Moore di Baccalario tanto per fare due esempi noti, tralasciando il fenomeno Harry Potter che tra le conseguenze del suo successo c'è l'aumento di questo fenomeno), secondo te è una necessità narrativa degli scrittori, un modo per le case editrici di tutelarsi da un insuccesso puntando su un prodotto già collaudato o cosa? 


Complimenti per la domanda.
Ci sono di sicuro casi in cui uno scrittore ha in mente una storia talmente complessa che l'unico modo per pubblicarla è spezzarla in più libri (vedi la Rowling, che ha dichiarato più volte che la saga di HP era nata già suddivisa in 7 libri). Presumo che se fossero stati altri tempi, anche 'Il Signore degli Anelli' sarebbe uscito frammentato, minimo in 3 libri.
Detto ciò, c'è senz'ombra di dubbio un'esigenza della casa editrice di creare fenomeni seriali ai quali il lettore si affezioni. In parole povere: una serie azzeccata equivale alla carta Fidaty del supermercato.
Perché in linea di massima (a parte alcuni casi, come detto sopra) uno scrittore preferisce iniziare e concludere una storia in un solo libro (e ogni volta inventare personaggi nuovi).

Per la Piemme Freeway è uscito da poco più di un mese il tuo primo libro: "Vorrei che fossi tu".
E' un libro per teenager, un "genere" che, almeno stando alla visibilità in libreria e alla nascita di nuove collane dedicate, va molto bene. Per lo stesso motivo però rischia di scomparire in mezzo a tanta produzione.
In cosa si differenzia il tuo libro dagli altri e perché consigli di leggerlo? 


In generale penso che ormai QUALSIASI libro per ragazzi si perda nel panorama librario, per il discorso che facevamo prima sullo sviluppo della letteratura per ragazzi.
Detto ciò posso però immaginare perché il mio libro può piacere: perché prima di tutto è una commedia per adolescenti che fa ridere, perché non si spaccia per un libro che parla di Grandi Temi ma nello stesso tempo affronta situazioni care come l'amicizia, i sentimenti in genere, la scuola, l'uso dei nuovi mezzi di comunicazione. In una parola: un libro onesto.

Il modo di esprimersi dei ragazzi di oggi viene molto criticato. Lo stile "sms", la voglia di rendersi protagonisti su youtube ad esempio. I "tuoi" ragazzi, almeno il protagonista, sembrano differenti: scrivono correttamente messaggini senza ricorrere alle abbreviazioni (ed è proprio da un sms che inizia la storia) e leggono Marquez. Sono loro il vero specchio di questa generazione o sono "eccezioni" a quella regola? 

Inevitabilmente negli ultimi anni il linguaggio 'sintetico' degli sms ha prevalso, anche per una questione di economia di spazio (si scrive di più pagando il costo di un solo sms) e alla fine è diventato un modo di esprimersi tipico dei giovani, che si ritrovano identificati in questo stile abbreviato. Questo va bene, a patto però che si distinguano le varie situazioni. Mi spiego meglio: un linguaggio di questo tipo può andare per gli sms con gli amici, ma un 'xkè' scritto in un tema è inaccettabile.
Ritengo però che gli adolescenti di oggi sappiano distinguere i vari contesti e che siano molto meno 'dementi' di come tanti pseudo studiosi vogliono farci credere lamentando una perdita di valori.

In quali valori credono i tuoi ragazzi? 

Prima di tutto nella cultura come mezzo di arricchimento e di crescita. Poi nell'amicizia, nell'amore e nelle relazioni in genere; nel senso di responsabilità; e nel 'vecchio' valore del guadagnarsi le cose. Lo metto tra virgolette perché purtroppo (questo sì) riscontro nella società odierna la predisposizione di dare per scontato tutto ed essere poco disposti a faticare per ottenere qualcosa.

Ti farei altre mille domande, ma non voglio abusare della tua disponibilità. Parlare con te è stato molto interessante. So che stai scrivendo un altro libro e sicuramente sei impegnata con la presentazione di Vorrei che fossi tu. Con quest'ultima domanda torno sul tema della letteratura per ragazzi. Ti chiedo quindi chi è il tuo autore preferito e perché.
Grazie ancora e buona scrittura! 


Il piacere è stato mio, Mirco, non solo per le domande che mi hai fatto ma anche per il carattere 'itinerante' dell'intervista.
Quest'ultima domanda, però, è davvero un colpo basso: come faccio a scegliere TRA TANTI il mio autore preferito?! Anche perché, ora che ci rifletto, è più facile avere libri del cuore piuttosto che autori preferiti. Libri che stregano e che, una volta letti in un determinato momento della vita, rimangono scolpiti in testa. È così.
Quindi, se vuoi, posso citarti ALCUNI dei libri che ho più amato. Anzi, facciamo una sorta di top five, come fece il geniale Nick Hornby (scrittore che adoro, per rimanere in tema...) in 'Alta fedeltà'.
1. la trilogia della Bussola d'Oro, di Philip Pullman
2. la saga di Harry Potter, della Rowling
3. Matilde, di Roald Dahl
4. Favole al telefono, di Gianni Rodari
5. Bambini di Farina, di Anne Fine

Vorrei che fossi tu
Editore: Piemme, collana Feeway
Pagine: 210
Costo: 15 euro
Vorrei che fossi tu sul sito della Piemme

lunedì 15 novembre 2010

La grammatica delle figure

Gianni Rodari torna a casa. E' proprio a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, che si svolgerà la mostra La grammatica delle figure che ricorda il trentennale della morte del grande scrittore per bambini.
La mostra è curata dalla cooperativa culturale Gianni Stoppani e promossa dalla Bologna Children’s Book Fair , l'Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, in collaborazione con El, Einaudi Ragazzi, Emme Edizioni.
La mostra rimarrà aperta fino al 27 febbraio e contiene le tavole di 33 giovani, vincitori di un concorso internazionale selezionati tra oltre 800 partecipanti, e 10 maestri dell'illustrazione che hanno voluto tradurre in "figure" la fantasia del grande maestro.

http://zazienews.blogspot.com/2010/11/gianni-rodari-un-dialogo-ininterrotto.html

sabato 13 novembre 2010

L'intervista a Paola Barbato di CR7

Paola Barbato è una delle più apprezzate sceneggiatrici di fumetti in Italia. Il debutto nel mondo delle nuvole parlanti però è stato casuale: i suoi racconti furono respinti da tutte le case editrici e la prima ad interessarsi al suo lavoro fu proprio la Sergio Bonelli Editore, la casa editrice di Dylan Dog e Tex Willer. La Bonelli ovviamente non pubblica narrativa ma vide in lei, nella persona di Mauro Marcheselli, un'abile affabulatrice.
Il primo albo per Dylan Dog fu in realtà un "grouchino" dal titolo Il cavaliere di sventura. I "grouchini" sono quegli albi che una volta venivano allegati agli speciali e avevano come protagonista Groucho, l'assistente di Dylan Dog nonché sosia di Groucho Marx.
Inizialmente lo stile verboso della scrittrice sembrava poco adatto al fumetto, ma in poco tempo la Barbato è riuscita ad adattarsi e scrivere alcune tra le sceneggiature più belle di Dylan Dog come Sciarada (albo 191), Necropolis (albo 212) e Oltre quella porta (albo 228).

Nel frattempo la Barbato realizza il sogno di pubblicare libri. La prima versione di Bilico fu pubblicata online in versione ridotta. Anche qui valse l'intuito di un talent scout: stavolta si trattò di un editor della Rizzoli che lesse questo racconto e chiese a Paola Barbato di ampliarlo. Nel 2006 esce quindi il suo primo romanzo. Il successo di vendite, dovuto anche a un vasto seguito di fan dylaniati, la portò a pubblicare un secondo libro nel 2008, Mani nude, che vinse il premio Scerbanenco, e nel 2010 Il filo rosso. I tre romanzi sono pubblicati dalla Rizzoli.

Il più importante portale dedicato a Dylan Dog, ovvero Cravenroad7.it (sì, è opera mia quindi devo parlarne bene) ha realizzato un'intervista a Paola Barbato proprio sulla sua ultima fatica, Il filo rosso, in attesa di una trilogia, non fantasy in questo caso, che dovrebbe vedere la luce presto. Ovviamente ve la linko:

http://www.cravenroad7.it/news/2010/11/il-filo-rosso-%E2%80%93-intervista-a-paola-barbato/

giovedì 11 novembre 2010

La D euforica

Arriva presto così sorridente
col suo fare un po' curioso
aD ogni riga è lì presente
e non vuole aver riposo

È la D, consonante euforica
quarta lettera dell'alfabeto
stanca di essere sempre pletorica
non rispetta alcun divieto

Come vede due vocali
che tra loro parlan vicino
si avvicina e se sono uguali
le separa per benino

Per sentirsi ancora utile
interviene quando non deve
lei non vuol sentirsi futile
come un gioco troppo breve

Lì c'è una “E” seguita da “ogni”
che parlottano con tanto vezzo
e nel sentire i loro sogni
lei si arrabbia e si mette in mezzo

ED ogni volta che si avvicina
le vocali le danno le spalle
non si fidano della D canterina
che ride tanto e racconta le balle

Io non voglio farvi niente!
Dice la D sorpresa di questo
Tu sei strana e un po' opprimente
rispondono le altre con fare più lesto

Così le dicono: tu menti ogni volta!
eD a parlar con te ci si rimette
ci separi tutte, sei solo una stolta
dovresti smetterla con le tue barzellette

Soltanto le lettere che sono gemelle
tra di loro alla fine bisticciano
quelle sì, sono troppo ribelle
e nei guai il lettore poi cacciano

Se vedi due A o due E messe in fila
corri subito e vai tra di esse
anche se è una sola oppure tremila
aiuterai il bambino che quella strofa poi lesse

Da quel giorno la D capì la lezione
a essere eufonica è un brutto destino!
euforica è meglio, che definizione!
Ad alta voce lo griderò ogni mattino.

lunedì 8 novembre 2010

Italiani a Berlino

Del mio soggiorno berlinese ho documentato la presenza di alcuni autori italiani in libreria. La libreria è la Dussmann, un'imponente struttura postmoderna sulla Friedrichstrasse: meravigliosa a vedersi e totalmente diversa per chi, come me, è abituati agli altrettanto splendidi e vecchi edifici romani.

Il primo ad essere avvistato in quel di Berlino è stato Umberto Eco. Tra l'altro di Eco è appena uscito un nuovo romanzo per la Bompiani: Il cimitero di Praga e ne consiglio la lettura. La consiglio anche a me stesso non avendolo ancora comprato.
Il libro è La storia della bellezza:

Un altro autore di bestseller avvistato, e questo non immaginavo di trovarlo all'estero, è Giorgio Faletti: Im namen des Morders. Credo, ma non lo ricordo, che sia la traduzione di Io uccido. Avevo letto il titolo originale tra i crediti ma è passato troppo tempo.

Nel reparto ragazzi, che in realtà occupa un intero piano della Dussman, ho invece notato la massiccia presenza di Silvana De Mari. Su questo nome ero certo di trovare qualcosa data la fama internazionale dell'autrice. La De Mari è presente nella Dussmann con L'ultimo elfo, L'ultimo orco e Gli ultimi incantesimi. Di questa scrittrice vi segnalo il quarto e conclusivo libro della saga: L'ultima profezia del mondo degli uomini uscito per la Fanucci dopo la rottura (ideologica) con la Salani.


Anche P.D. Baccalario è presente con Das Volk von Tarkaan e non ci vuole molto per capire che è Il popolo di Tarkaan. Non ho visto invece Ulysses Moore, ma avrei dovuto cercare più approfonditamente.


Mi aspettavo di trovare altri autori in questo reparto:Licia Troisi e GL D'Andrea ad esempio, ma è chiaro che per spulciare tutti i libri ci avrei impiegato troppo tempo. Sarà per la prossima volta.

sabato 6 novembre 2010

Vorrei che fossi tu

Segnalo con piacere questo libro di Lorenza Bernardi: Vorrei che fossi tu edito dalla Piemme nella collana Freeway. E' un libro chiaramente per young adult, l'esordio di una scrittrice che per anni ha collaborato con Geronimo Stilton. A breve metterò online un'intervista a Lorenza con curiosità su Geronimo, la letteratura per ragazzi e ovviamente su questo romanzo.

Finalmente la scuola è finita e Bea, sedici anni quasi diciassette, sta per partire per le tanto agognate vacanze. Proprio mentre prepara le valigie, sommersa da parei, bikini e infradito multicolori, riceve un curioso sms: Ciao Matteo, sono l'amico di Ale. Potresti portarmi l'amore ai tempi del colera ?E mio e so che ce l'ha tua sorella (gliel'avevo prestato). Domani parto con i miei e vorrei rileggermelo in vacanza: la prof di italiano interroga a settembre. Grazie! Bea decisamente non è Matteo, e nemmeno sa chi sono 'sto Ale e i suoi amici! Però è incuriosita: non è da tutti i maschi, generalmente esseri trogloditici senza un minimo di sensibilità, leggere libri, soprattutto il suo amato Màrquez! Il messaggio non viene cancellato e rimane lì, nella memoria del telefono e nei pensieri di Bea. Che comincia a fantasticare sul mittente misterioso. E che ancora non sa che questo è l'inizio della storia d'amore che aveva sempre sognato... Età di lettura: da 14 anni.

http://www.edizpiemme.it/libri/vorrei-che-fossi-tu-9788856613513

giovedì 4 novembre 2010

Salgari e i guadagni di uno scrittore

Leggevo sul blog di Loredana Lipperini la lunga discussione su quanto guadagnano gli scrittori e mi è venuto in mente subito Emilio Salgari.
Non è esatto dire che Salgari non veniva pagato per il suo lavoro di scrittore. L'errore che fece, non rendendosi conto di quanto poteva guadagnare, è stato quello di non pattuire un compenso a percentuale ma forfettario. A quei tempi era più popolare di ogni altro intellettuale dell'epoca: più di Verga, D'Annunzio, De Amicis e tanti altri; lui che in due settimane vendeva anche 80-100.000 copie dei suoi libri, cosa quasi impensabile anche adesso a pensarci bene, sarebbe stato più che ricco e avrebbe potuto vivere una vita agiata.
Le varie case editrici con cui ha lavorato potevano certamente trattarlo meglio. Parlo, tra le altre, della famosa Bemporad, della Treves, la maggior casa editrice di quel tempo e Paravia. Inizialmente ogni romanzo, stando a quanto ha affermato suo figlio Omar, veniva pagato 300 lire. Difficile dire a quanto corrispondono, ma non erano certamente uno stipendio.
L'editore Donath successivamente gli offrì 4.000 lire per tre libri l'anno e la direzione di una rivista. Mentre Carducci nello stesso periodo ne prendeva 5.000 con Zanichelli.
Quando stipulò un contratto con la Bemporad arrivò a guadagnare 8.000 lire per tre libri l'anno. Lo stipendio di un alto funzionario della Torino di allora era di 7.500 lire. Veniva pagato bene, è vero, ma pensate a quanto possa essere difficile scrivere tre libri l'anno e doversi allo stesso tempo documentare su ogni particolare per rendere la storia credibile.
Dopo il suo suicidio la Bemporad stessa poté dimostrare di fronte a una commissione di indagine (parlo del 1928 e i fascisti stavano impadronendosi del nostro scrittore) che la povertà del "capitano" non era dovuta a mancate retribuzioni o a retribuzioni troppo basse, ma a una totale incapacità di amministrare il denaro. E' anche vero che una quota percentuale sulle vendite potevano anche concedergliela, ma il capitano era troppo ingenuo per poterla contrattare.
Questa incapacità, o forse ingenuità, costrinse Salgari a scrivere tanto e forse troppo, sommerso da debiti, fumo di sigarette (ne fumava cento al giorno) e marsala. Così scrisse a Giuseppe Gamba, illustratore delle sue opere:

« La professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni morali e materiali. Io invece sono inchiodato al mio tavolo per molte ore al giorno ed alcune delle notte, e quando riposo sono in biblioteca per documentarmi. Debbo scrivere a tutto vapore cartelle su cartelle, e subito spedire agli editori, senza aver avuto il tempo di rileggere e correggere. »

 Tutto questo comportò un decadimento fisico e un lento tracollo psicologico che lo indusse a tentare il suicidio la prima volta gettandosi su una lama, e la seconda, riuscendoci,  tagliandosi gola e pancia.
Questa è la famosa lettera lasciata agli editori:


« A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna. »

lunedì 1 novembre 2010

Christmas story: il Natale di Auggie Wren

L'interrogarsi sul senso della scrittura, sulla narrazione e quindi "le storie" è uno dei temi ricorrenti nei romanzi di Paul Auster. Nei suoi romanzi verità e finzione si intrecciano in un vorticoso senso di smarrimento: chi legge non sa dov'è la realtà e non sa dove inizia la finzione letteraria. E saperlo in fin dei conti non è neanche importante .
Spinto quindi dall'idea di scrivere una novella sul Natale, diversa da quelle di Charles Dickens, Paul Auster scrisse questo libricino, illustrato da Jean Claverie, nel 1990 e edito in Italia da Motta Junior otto anni dopo.

Lo scrittore di questo libro poteva avere il suo stesso nome e come in Città di vetro avrebbe potuto intrecciare la propria identità con quella dei suoi personaggi. Infatti questa storia è ambientata nella sua Brooklyn e il Natale raccontato dal grande scrittore americano non è magico, non è ingolfato degli stereotipi a cui siamo abituati: è piuttosto una storia di sopravvivenza urbana fatta di furti e solitudine, dove le buone azioni hanno un lato oscuro e la redenzione alla Scrooge non è mai così completa o evidente.
Questo libricino ha ispirato il film Smoke del 1995 scritto dallo stesso Paul Auster e girato da Wayne Wang.


A Christmas Story: il Natale di Auggie Wren
di Paul Auster
Ed. Motta Junior

sabato 30 ottobre 2010

La squadra dell'impossibile: il complotto di Frankenstein

Segnalo una nuova saga della Piemme nella collana Il battello a vapore. A scriverla è Massimo Polidoro, massimo (come il nome) esperto in Italia di paranormale. Paranormale scettico ovviamente, perché Polidoro è tra i fondatori del Cicap (Comitato Italiani per Controllo delle Affermazioni sul Paranormale). Tra i suoi mentori ci sono Piero Angela, che in Italia fu il primo a dedicare una trasmissione sui presunti fenomeni paranormali, demolendoli uno ad uno, e James Randi, un ex illusionista che utilizzava il proprio talento per far credere di essere in qualche modo... speciale. Randi è poi è passato al lato giusto della causa dimostrando, tra le altre cose, le modalità con cui Uri Geller riusciva a piegare i cucchiai: niente di paranormale, soltanto abilità manuale.




Stando al sito ufficiale di questo progetto, Il complotto di Frankenstein dovrebbe essere il primo di sei libri. Incollo qui la sinossi e qualche link e vi rimando a presto per una eventuale approfondito resoconto di lettura.
Quando Omero si trasferisce a Londra con il padre, poliziotto di Scotland Yard, resta impressionato dai suoi immensi viali affollati e dai suoi vicoli intricati. Ma non immagina quanti misteri e fatti inspiegabili nasconda la città... Ben presto infatti al padre di Omero viene affidato un caso davvero strano: sulla collina di Primrose Hill e ai docks lungo il Tamigi alcune persone hanno avvistato una strana creatura, e la stampa è sicura che si tratti del mostro di Frankenstein. Incuriosito dalle indagini, Omero si mette sulle tracce del mostro insieme ad Amelia, figlia di una famosa medium, e a Rusty e Blacky, due ragazzini che conoscono i bassifondi della città come le loro tasche...
http://www.squadradellimpossibile.it

Sul sito di Massimo Polidoro

Le prime quaranta pagine