Per Sergio Bonelli ci vorrebbe un post-tributo con i fiocchi, ma credo di non esserne in grado. Non sono stato un suo amico, né un collega, né un dipendente. Forse sono tra i pochi che non vuole fare il fumettaro, già scrivo racconti inutili e filastrocche che non pubblicherà mai nessuno, mi è più che sufficiente.
Lo conosco da più di vent'anni grazie ai fumetti che ha pubblicato e che pubblica. Due o tre volte gli ho stretto la mano con timidezza. Come si fa a rimanere lucidi di fronte a una figura del genere, un uomo che ha cambiato la storia del fumetto italiano? Lo si rimane perché il tuo sorriso timido viene ricambiato con la stessa gentilezza, con l'espressione stupita di chi, anche dopo tanti anni di lavoro e successi, si chiede il perché di tutto questo e ogni volta cerca la risposta nei tuoi occhi, nel modo con cui i muscoli della tua mano si contraggono avvolti dalla sua.
I suoi fumetti sono più di ogni altra cosa, moda o altro, la più importante espressione della narrativa di genere italiana, perché per quanto ci si possa sforzare difficilmente uno scrittore arriverà ad avere il grado di libertà che hanno avuto Tiziano Sclavi con l'horror o Medda/Serra/Vigna con la fantascienza, tanto per fare due esempi. Neanche questo "boom" del fantasy italiano, forse già passato, ha prodotto così tanta originalità quanto quei fumetti.
Che la narrativa di genere fatichi qui in Italia si sa da anni. Fatichiamo e faticheremo per toglierci i pregiudizi nati da un modo di pensare e da una filosofia che ormai è acqua passata.
Lo dobbiamo proprio Sergio Bonelli se il fumetto e il genere in Italia hanno avuto una nascita e una rinascita.
Grazie di tutto, ovunque tu sia.
martedì 4 ottobre 2011
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2 commenti:
Lo stupore sornione con cui il Signor Bonelli partecipava alla riconoscenza del suo interlocutore è una cosa che ha sempre colpito anche me. Credo facesse parte del suo sentirsi prima artigiano che artista. Quasi venisse sottinteso un rimbalzarsi a vicenda di gratitudini.
Un vero signore. Un mio ricordo personale è che, da bambino, gli scrissi un paio di volte proponendo delle sceneggiature. Lui mi rispose entrambe le volte, con molto garbo, facendomi notare le "pecche" delle mie sceneggiature in modo estremamente dettagliato.
Niente a che vedere con gli impegnatissimi editori di serissime case editrici che non hanno mai il tempo neppure per rispondere "respinto" ai vari manoscritti inviati da noi scribacchini.
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