giovedì 7 gennaio 2010

Qua la zampa, Peppe!

Michele Botta è un ragazzo di 26 anni, napoletano, di belle speranze. Dopo la laurea si trasferisce a Roma dove inizia a lavorare in piccole e sfigatissime produzioni televisive. Si tratta perlopiù di lavori malpagati se non addirittura svolti senza un vero stipendio. Dopo vari tentativi (ad esempio un programma dal titolo Qua la zampa! dedicato ai cani) riesce finalmente a ottenere un buon contratto da una società di produzione che vuole realizzare una fiction su Lasse Braun, un erotomane regista di film porno di cui però si sa poco.
Da questo incipit si potrebbe dedurre che Michele Botta sia un giovane di successo, un rampante futuro dirigente, un post-yuppie cresciuto nell'allucinata atmosfera ultrapop degli anni 80 dove i personaggi di Micheal J. Fox e Tom Cruise erano il modello che la TV reaganiana, sempre più presente nelle neonate reti commerciali nostrane, ci forniva e che i bambini di allora introiettavano vedendo sitcom e film. Giovani scaltri e bellocci che riuscivano in ogni cosa.
Michele botta invece, che fa del Dr. House il Virgilio del suo personale inferno, attanagliato dalla volontà di superare quella linea d'ombra che lo avviluppa nel limbo della precarietà esistenziale, si ritrova ad affrontare un percorso di crescita che lo porta inevitabilmente a scontrarsi con la realtà in una Roma tappezzata dal faccione di Veltroni e in cui l'inorganicità delle costruzioni e dell'architettura capitolina infondono una latente sensazione di prigionia.
La rottura con la sua ragazza di sempre e un rapporto con i genitori basato su continue e sottili elargizioni di sensi di colpa, complicano la situazione procurando al protagonista riflussi gastroesofagei (conati di vomito) e una perenne sensazione di straniamento (una foresta di sintomi, dice) da cui non riesce più a uscire e in cui  il suo caro amico e mentore Ennio, già da tempo fuggito in Giappone e con cui dialoga via Skype, sembra l'unico essere umano con cui riesce a confrontarsi.

Tra rigurgiti gastritici e neofascisti, il romanzo procede con ritmo e sin dalle prime pagine si intuiscono le incredibili e inusuali, soprattutto per un esordiente (1), capacità linguistiche che fanno di Peppe Fiore un romanziere originale, talentuoso e in grado di affrontare e decostruire il bildungsroman facendolo diventare un romanzo di sformazione, come è stato definito non a torto da qualcuno.
Il libro è divertente, ironico, e riesce a descrivere "la vita agra" di Michele Botta allontanandosi dagli stereotipi che vogliono la nuova generazione ingolfata nella sindrome di Peter Pan. Una generazione quindi che stenta a decollare perché, si dice con una certa ingrata giustificazione, non vuole farlo.
Propongo quindi la definizione di sindrome di Michele Botta: la sindrome di un ragazzo che vuole crescere e che (forse) non ci riesce.
E soprattutto propongo a tutti di leggere questo romanzo,divertente, poderoso, scritto divinamente e senza sbavature. Il miglior romanzo pubblicato nel 2009 e a detta di Booksblog, uno dei venti migliori romanzi degli anni zero.
Al di là delle mode editoriali che fagocitano l'attenzione dei media, sono certo che Peppe Fiore avrà successo, se non subito almeno nel medio periodo, e che il talento di questo scrittore, cresciuto leggendo Moravia ( e qui dovremmo aprire una parentesi sul rapporto tra le letture svolte in età adolescenziale e formazione stilistica), si farà sentire anche nei prossimi anni.
"Uno che cresce a pane e Proust si ritrova a spiegare a Little Tony come funziona una macchinetta del caffè. C’è stato un impazzimento della maionese storica da qualche parte. C’è stato un attacco di panico."

La Futura classe dirigente (ed. Minimum Fax) su IBS

Scheda e rassegna stampa sul sito della Minimum Fax.


(1). Peppe Fiore ha pubblicato precedentemente due raccolte di racconti. Cagnanza e Padronanza per la Gaffi Editore e L'attesa di un figlio nella vita di un giovane padre, oggi per la Coniglio Editore.

4 commenti:

Simone ha detto...

Probabilmente me lo compro appena posso, grazie!

Simone

Mirco ha detto...

Da leggere e consigliare assolutamente! :)

Ariano Geta ha detto...

Non vorrei sembrare presuntuoso, ma le tematiche sono simili al manoscritto che ho inviato ad alcuni editori... il talento narrativo presumo di no.
Comunque anch'io voglio dargli una letta.

Mirco ha detto...

Quelli trattati sono problemi generazionali, quindi non ti preoccupare se sono simili. Per il talento lo vedremo quando ti pubblicheranno ;)

Con tutta sincerità penso che quello di Peppe Fiore sia al di fuori dal comune. Ho appena finito di leggere i racconti usciti per la Coniglio e ne ho avuto la conferma. Di Quelli penso che farò una recensione a parte.