venerdì 19 novembre 2010

Harry Potter e i doni della morte. Il primo film

Questo post potrebbe contenere spoiler.

Ogni volta attendo i film di Harry Potter con molta ansia. Stavolta però sono meno entusiasta, forse perché conoscendo la storia so già che del vecchio HP non è rimasto nulla: non c'è la scena dagli zii babbani, non c'è la partenza con l'espresso che parte dal binario
9 ¾, non ci sono le lezioni di Hogwarts, non c'è Silente, manca quel senso di già visto da cui poi si sviluppa la trama e che è necessario per reimmergersi nel mondo che JK Rowling ha inventato. E' un po' come ritrovare un vecchio amico: con questo tu non parli subito dei particolari della vostra passata amicizia, inizi dalle grandi linee: ti ricordi quel professore di italiano? Ti ricordi la vacanza in Spagna? Poi scavi nei particolari e ti accorgi di quante sono le piccole cose che pensavi di non ricordare.

In questo film invece abbiamo soltanto guerra e morte. Una guerra che JK Rowling ha descritto in maniera fin troppo realistica a mio parere. I tre partigiani, Harry, Ron e Hermione, vengono catapultati lontano dall'utero iperprotettivo di Hogwarts per nascere una seconda volta e liberare il mondo dalla malvagità assoluta di Voldemort.
Voldemort ricorda in qualche modo i vecchi cattivi di una volta tipo Vega di Goldrake o la Regina Himika di Jeeg. La loro è una malvagità che non ha reali giustificazioni e non si piega alla richiesta di chi legge quel libro o vede quegli anime di darle una giustificazione. JK Rowling forse ha sbagliato proprio in questo: tentare di psicoanalizzare Voldemort raccontando la sua infanzia quando invece sarebbe stato un personaggio migliore se fosse rimasto nell'ombra, nascosto dalla grandezza della propria voglia distruttiva.
Quando qualcuno mi dice che un personaggio deve essere descritto nelle sue mille sfaccettature perché soltanto così è completo, mi viene da pensare. Questa è la regola, ma esistono le eccezioni. Queste eccezioni hanno prodotto personaggi che hanno agito spinti da grandi valori, valori assoluti come l'amore, l'odio, la fierezza, la vendetta; personaggi come Sandokan o il Corsaro Nero ad esempio.
Harry sarebbe stato un bel personaggio se crescendo avesse capito il vero valore della parola vendetta, perché la sua è anche una storia di vendetta, invece di agire sempre con il freno a mano tirato dal proprio SuperIo. Allora non avrebbe ucciso Voldemort con un Expelliarmus.

E ricordatevi la filosofia di fondo di Harry Potter: quando un uomo con la bacchetta incontra un uomo senza naso, quello senza naso è un uomo morto.

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