Dopo la morte di Edoardo Sanguineti l'anno scorso e di Giovanni Giudici ieri mi tocca pensare che in Italia la poesia non esiste più. Non c'è stato un vero cambio generazionale.
Non voglio portare sfiga a nessuno, per carità, però per me è rimasto soltanto Zanzotto e i suoi fieri (quasi) novant'anni.
Dal Corriere.it:
MILANO - Il poeta Giovanni Giudici, uno dei maggiori autori lirici italiani del secondo Novecento, è morto la notte tra lunedì e martedì all'ospedale di La Spezia dove era ricoverato da una settimana. Il prossimo 24 giugno avrebbe compiuto 87 anni. I funerali si svolgeranno mercoledì alle ore 17 a Le Grazie, una frazione del comune di Porto Venere, in provincia di La Spezia, dove era nato nel 1924.
Questa è la notizia completa:
http://www.corriere.it/cultura/11_maggio_24/giovanni-giudici-poeta-900_73fdc296-8636-11e0-99e7-3448c5a7b9b0.shtml
Oppure:
http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-38090298-32c2-4a4e-9ddb-551067e646da.html
mercoledì 25 maggio 2011
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2 commenti:
Il problema è che la poesia in generale sta diventando un genere secondario, probabilmente per motivi di vendita.
Nelle librerie gli unici libri di poesie che si trovano sono i classici, poeti contemporanei non ce ne sono, vuoi per la mancanza di veri talenti vuoi perchè nessuno compra più libri di poesia.
Però la poesia esiste ancora come sfogo lirico di tante persone che (ahimè, spesso penosamente) danno sfogo in versi alle proprie emozioni. E sicuramente esiste un fitto mercato nascosto di pubblicazioni locali con piccole case editrici (magari a pagamento, ma non sempre) che però resta marginale.
Avevo risposto a questo post, ma non so dov'è...
Riscrivo.
A livello locale c'è editoria legata alla poesia, anche sponsorizzate dai vari comuni o provincie. Poi cosa faccia di questi autori "locali" dei fenomeni nazionali non ne ho idea.
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