martedì 3 maggio 2011

Sussi e Biribissi

Sussi e Biribissi con
Copertina di Carlo Chiostri
Sussi e Biribissi è forse l'opera più conosciuta di Paolo Lorenzini che con lo pseudonimo di Collodi Nipote, forte quindi di una discendenza importante, si occupò per molti anni di letteratura per l'infanzia.
I protagonisti sono due ragazzi molto diversi tra loro, il primo, Sussi, grassottello e biondiccio, il secondo moro e allampanato. Un giorno decidono, freschi della lettura di Viaggio al centro della Terra di Jules Verne, di intraprendere un incursione all'interno delle fogne di Firenze. Si ritrovano quindi immersi in liquidi puzzolenti, a passare in cunicolo strettissimi, tra difficoltà e ingenue speranze, come quella di avere una croce di merito, fino ad arrivare in una ricca cantina piena di formaggi, salumi e vini di cui ovviamente approfittano. Ad accompagnarli c'è un gatto particolare, Buricchio, saggio e soprattutto loquace: infatti è l'unico gatto in grado di parlare. Ma il mondo fantastico non finisce qua: nelle fogne infatti incontrano anche delle talpe intelligenti tra cui Sforacchiona che alla fine diventerà amica dei due esploratori. Il viaggio ovviamente finirà male e i due amici non riusciranno a raggiungere il centro della Terra. Anzi, al loro ritorno in superficie vengono presi per matti e le difficoltà continuano.

Ammetto di aver comprato questo libro poco convinto (i soliti tre euro per l'edizione dei Fratelli Melita Editore) e non ero sicuro di volerlo realmente leggere. Collodi Nipote si presenta male se visto con gli occhi di un precario di oggi: è uno scrittore che ha sfruttato il cognome d'arte di suo zio per scrivere, scrivere per bambini tra l'altro. Mi sono ricreduto però dopo poche pagine e sono giunto alla conclusione che questo romanzo è sicuramente da riscoprire e inserire nelle collane dei classici per ragazzi.
La storia è quella di un viaggio, ingenuo, grottesco e metaletterario: i due ragazzotti fiorentini leggono Verne e vogliono emulare le gesta dei protagonisti di Viaggio al centro della Terra. Ne risulta una narrazione divertente, quasi picaresca, ricca di umorismo fiorentino, vernacolare, che ricorda le commedie alla fiorentina di registi come Mario Monicelli (Amici miei o L'armata Brancaleone), oppure di Francesco Nuti e Leonardo Pieraccioni. C'è tutto lo spirito goliardico di una città che sa usare la lingua e la rivolta all'esagerazione e all'iperbole comica tanto che Lugli, nel suo trattato di storia della letteratura per l'infanzia, definisce il libro come "...non scevro di volgarità" (1): i due protagonisti, tanto per dirne una, durante le loro avventure si scambiano numerosi baci  e in un'occasione si guardano anche in maniera strana.
Collodi Nipote quindi (ma da adesso in poi preferisco chiamarlo Paolo Lorenzini dato che una sua via letteraria l'ha sicuramente trovata nonostante il nome e una certa predisposizione ad emulare il realismo fantastico di suo zio), ha scritto un romanzo inconsapevolmente moderno, almeno per il linguaggio, nonostante il conservatorismo di fondo dei contenuti: ovvero l'idea di scrivere una storia sulla falsariga di Don Chisciotte (2) ambientandola in un'Italia preindustriale, contesto che in questo caso è sinonimo di ritrosia verso la modernità e il progresso. Infatti Lorenzini se la prende proprio con il povero Verne che è quanto di più moderno e positivista potesse esserci in quel periodo (il libro di Lorenzini è uscito nel 1902): a leggere certi libri è pericoloso, ammonisce il gatto Buricchio, la coscienza del libro e dell'autore, il grillo parlante di quest'opera che come il suo sfortunato predecessore collodiano morirà stavolta non per mano del protagonista, ma per le conseguenze del viaggio. Per essere sicuro che il messaggio arrivi Lorenzini lo ribadisce facendo ingurgitare il libro di Jules Verne a una piccola talpa in carriera, intelligente e sveglia, destinata a diventare un bravo avvocato. La talpa muore di indigestione:

"Maledetto libro!" borbottava [Biribissi] di tanto in tanto. "Perfino nei topi doveva far delle vittime!". (3)

La stessa sorte, per fortuna, non è capitata a Sussi e Biribissi: infatti alla fine si sono resi entrambi conto del pericolo rappresentato da Verne e mettono la testa a posto: il primo diventa impiegato comunale, il secondo invece un addetto ai lavori di fognatura. Chi più di lui conosceva le fogne di Firenze? Insomma, i due amici hanno imparato la lezione e hanno avuto il loro premio.

Strano a dirsi, quindi, questo conservatorismo di contenuti in un periodo di passaggio in cui la letteratura pedagogica e lacrimevole dell'ottocento stava lasciando spazio all'avventura a tutto tondo. Gli stessi autori italiani dell'epoca, contemporanei di Verne e dello stesso Lorenzini, non si facevano scrupolo di emulare il bravo scrittore francese dando vita ad una sorta di fantascienza all'italiana (4). Tra quegli autori ricordo Luigi Motta e il suo Raggio naufragatore del 1903 che lo stesso dedicò a Verne (Motta è comunque considerato più un epigono salgariano che di Verne) e lo stesso Salgari che nel 1888 pubblicò Duemila leghe sotto l'america, un romanzo che ricorda molto il libro "maledetto" che uccise Buricchio. In questo romanzo alcuni uomini decido di arrivare in una terra misteriosa e ricca di tesori passando in un tunnel sotterraneo. Infine non posso non citare Dalla terra alle stelle (1890) di Enrico Novelli, in arte Yambo, di evidente natura verniana. Yambo inoltre, nei suoi romanzi elogia il modernismo e la velocità tanto da anticipare anche il manifesto del futurismo.

L'idea che il linguaggio di Paolo Lorenzini possa essere sufficiente per una ricollocazione tra i classici, mi è venuta in mente pensando agli audiolibri. Per gusto personale preferisco audiolibri recitati con una dizione perfetta, da attori di qualità, in questo caso invece non disdegnerei una recitazione con uno spiccato accento fiorentino proprio a sottolineare la provenienza territoriale di quell'umorismo che la mia generazione ha imparato a conoscere grazie al cinema e alla televisione. Peccato che l'edizione in mio possesso (3) sia stata edulcorata dallo stesso autore: Antonio Faeti infatti si accorge (5) che in origine la cantina in cui i due si ritrovano e bivaccano per molto tempo non è la cantina di un'osteria ma di un convento di frati. E qui purtroppo si perdono parecchi giochi di parole e quell'anarchico spregio delle convenzioni che avrebbero rincarato l'umorismo e sottolineato la moderna irriverenza dell'autore.


(1). Storia della letteratura per la gioventù. Di A.Lugli (Universale Sansoni)
(2). La letteratura per l'infanzia. Di P.boero e C. De Luca (La terza)
(3). Sussi e Biribissi. Paolo Lorenzini (Fratelli Melita Editori).
(4). http://www.fantascienza.com/delos/delos54/storia-fantascienza.html
(5). Letteratura per l'infanzia. Antonio Faeti (La Nuova Italia).

3 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Da come lo riassumi e dalle citazioni sembra più di un libro per ragazzi. Però deve essere un autentico "reperto archeologico" perché non l'ho mai sentito nominare. Probabilmente certe ristampe di libri dimenticati sarebbero molto più interessanti di certi libri contemporanei (vedi il successo di romanzi datati come "Zia Mame").

Mirco ha detto...

In effetti pensavo che fosse più conosciuto. Adesso lo vedo in catalogo soltanto per la Salani e Longanesi (in edizioni economiche) purtroppo.

Anonimo ha detto...

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